Un succinto comunicato per notificare la fine di un' "esercitazione di avvertimento" a Taiwan: così Pechino ha annunciato la maxi simulazione in cui sono stati schierati aerei da combattimento e navi da guerra. Un "severo avvertimento", così è stato definito dalle autorità della Repubblica Popolare, ai movimenti e alle forze separatiste dell'ex Formosa. Le esercitazioni, chiamate Joint Sword-2024B, hanno "messo alla prova le capacità operative congiunte integrate delle sue truppe", secondo il portavoce militare, il capitano Li Xi. "Sempre in stato di massima allerta, le truppe del comando del teatro continuano a rafforzare la prontezza al combattimento con un duro addestramento e sventeranno i 'tentativi separatisti di indipendenza di Taiwan", ha affermato Li.
Dalle 5.00 di questa mattina, le autorità di Taiwan hanno segnalato 125 aerei cinesi in tutto il Paese. Sono state segnalate anche 17 navi della Marina cinese e 17 navi della Guardia costiera. La domanda è perché ora. Perché compiere il quarto round di esercitazioni su larga scala in poco più di due anni, in un momento di massimo di caos come questo?
A chi parlano le esercitazioni cinesi attorno a Taiwan
Innanzitutto, occorre chiarire a chi è rivolto "l'accerchiamento d'amore attorno a Taiwan": una manovra che più che all'isola parla agli Stati Uniti. E non solo a proposito della capacità di fronteggiare la "difesa" dell'ex Cina nazionalista, piuttosto a quella di gestire due tavoli simultaneamente: quello di Taiwan e quello coreano. La tensione è alta nella penisola coreana dopo che, all'inizio di questo mese, Pyongyang ha scoperto dei droni che trasportavano volantini di propaganda inviati dal sud.
Sebbene l'11 ottobre il ministero della Difesa Nazionale della Corea del Sud abbia negato di aver fatto volare qualsivoglia oggetto verso Nord, domenica il ministero della Difesa nordcoreano ha affermato di aver ordinato alle unità di artiglieria lungo i confini di tenersi pronte ad aprire il fuoco. Con l'aggravante di due conflitti già aperti, in Medio Oriente e in Ucraina, e le elezioni americane fra meno di tre settimane.
#BREAKING#Taiwan reports 125 Chinese planes around the country since 5am Monday.
— OSINT Expert (@OsintExperts) October 14, 2024
17 Chinese Navy ships and 17 Coast Guard/patrol vessels were also reported. pic.twitter.com/TeO025RUAn
L'impiego della Guardia Costiera cinese contro Taiwan: una novità
Il secondo dettaglio, il più "militare" di tutti, ha riguardato l'utilizzo della Guardia Costiera. Come tutti gli esercizi muscolari cinesi, l'esercitazione in questione ha mostrato le capacità effettive di Pechino nel contesto di una guerra eventuale. Ma le quattro flottiglie di unità per condurre "pattugliamenti di applicazione della legge e controlli" nelle acque intorno a Taiwan ora sembrano spostare la tattica verso un'altra direzione, ovvero quella di moltiplicare le azioni di disturbo.
In una dichiarazione, la Guardia costiera di Taiwan ha affermato di aver individuato due navi della Guardia costiera cinese a ovest dell'isola di Nangan e altre due a nord dell'isola di Dongyin alle 8.00 di queste mattina. Secondo la dichiarazione, poco dopo che le navi cinesi sono entrate in acque riservate al largo di Matsu, dove la filiale Kinmen-Matsu-Penghu della CGA ha schierato quattro navi pattuglia per seguire e allontanare gli intrusi. Le imbarcazioni della Guardia costiera cinese, dunque, daora in poi potrebbero essere impegnate per rivendicare i propri diritti e salire a bordo di navi civili o commerciali taiwanesi o straniere, come è accaduto con un peschereccio civile vicino a Kinmen nel luglio scorso: se ciò accadesse, i griletti sarebbero l'un contro l'altra puntati.
Giochi di guerra senza preavviso: i rischi
Le esercitazioni non solo solo "esercitazioni". I giochi di guerra cinesi producono effetti reali e, come questa mattina, in assenza di comunicazioni, una simulazione può essere scambiata per un'azione di guerra vera e propria. Chi, nella stanza dei bottoni, potrebbe essere costretto a giocare d'anticipo in un tempo ristretto potrebbe non soffermarsi troppo sulle intenzioni cinesi: una manovra di guerra non annunciata come test, è un'azione di guerra e come tale può costituire il casus belli che porterebbe all'escalation vera e propria; è davvero questo che vuole Pechino? Un pretesto? Se per molti analisti è difficile immaginare che Xi Jinping opti per la guerra totale prima delle elezioni americane, al contrario questo potrebbe essere il momento migliore per prendere Taiwan "di rapina": difficile pensare che l'amministrazione Biden agli sgoccioli si vada a impantare in Oriente, rischiando di perdere le elezioni. C'è poi il fattore psicologico: la volontà cinese di non comunicare l'intenzione reale delle operazioni come quelle di questa mattina, crea costante pressione e senso di accerchiamento su Taiwan, con tutte le conseguenze del caso.
La combinazione esercitazioni-sanzioni
Pressione militare ed economica: così Pechino vuole mettere alle strette Taiwan. Questa mattina, in concomitanza con l'esercitazione, la Cina ha dichiarato che avrebbe punito e sanzionato l'imprenditore taiwanese Robert Tsao e il parlamentare Puma Shen per presunte attività criminali e a favore dell'indipendenza di Taiwan. In una dichiarazione, l'Ufficio per gli Affari di Taiwan ha affermato che la Black Bear Academy, a cui entrambi gli uomini erano associati, stava cercando di fomentare il separatismo, mettendo in pericolo i legami tra le due sponde dello Stretto. Tsao è uno degli uomini più ricchi di Taiwan, e due anni fa si è impegnato a fornire milioni di dollari a due programmi di formazione per la difesa civile, tra cui la Black Bear Academy. A Tsao e al signor Shen sarà vietato viaggiare in Cina, Hong Kong e Macao, mentre a tutte le imprese affiliate e alle attività commerciali collegate alla coppia non sarà consentito di "cercare profitto" in Cina.
Da tempo, ormai, le minacce militari della Cina si sono verificate in tandem con misure commerciali economiche volte a fare pressione su Taiwan. Sulla scia dell'insediamento di Lai Ching-te, nel maggio scorso, la Cina ha annunciato che avrebbe posto fine alle tariffe commerciali preferenziali su 134 merci di importazioni da Taiwan, tra cui oli base utilizzati per componenti di biciclette, lubrificanti e tessuti. Secondo gli esperti, la fine delle tariffe colpirà soprattutto le industrie che dipendono dal mercato cinese.
I divieti cinesi sui prodotti taiwanesi si sono verificati più volte durante i due mandati dell'amministrazione Tsai Ing.wen. I prodotti vietati spaziavano dalla frutta a prodotti ittici, passando per snack e liquori iconici come il Kinmen Kaoliang, la Taiwan Beer e il Kuai Kuai.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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