La Cina stringe Taiwan: la strategia con caccia e navi e quei segnali sul futuro

Nei primi due mesi del 2025, la Cina ha intensificato la sua presenza militare intorno a Taiwan con un +39% di voli e un +40% di unità navali rispetto al 2024. Il rischio di un blocco cresce

La Cina stringe Taiwan: la strategia con caccia e navi e quei segnali sul futuro

La Repubblica Popolare Cinese (Rpc) ha esponenzialmente aumentato la sua attività militare intorno all'isola di Taiwan nei primi due mesi di quest'anno rispetto allo stesso periodo dei due anni precedenti. Dati alla mano, dall'inizio del nuovo anno sino alla fine di febbraio sono state 610 le incursioni della Plaaf (People's Liberation Army Air Force) nell'Adiz (Air Defense Identification Zone) di Taiwan rispetto alle 239 dei primi due mesi del 2023 e le 154 del 2024. Più in generale, sono stati registrati 820 voli facendo registrare un +39% rispetto al 2024 e sono state osservate 419 unità navali in azione nelle acque che circondano l'isola, segnando un +40% rispetto allo scorso anno. Leggendo meglio i grafici si nota che la tendenza all'aumento è lenta ma costante, mostrando una progressione continua: il solo mese di febbraio ha visto 480 sortite di aerei della Plaaf attorno a Taiwan (+84% rispetto allo stesso periodo del 2024) di cui 362 sono entrati nell'Adiz (+336%), senza dimenticare le 223 navi da guerra della PLA Navy operanti nelle vicinanze (+42%) dell'isole che Pechino considera “ribelle”. La Rpc ha condotto pattugliamenti congiunti aria-mare per la prontezza al combattimento dal 2 al 26 febbraio cinque volte di più rispetto all'anno precedente e ora ne effettua in media più di uno a settimana.

L'ex comandante dell'Office of Naval Intelligence degli Stati Uniti, il contrammiraglio Mike Studeman, sostiene che le forze armate cinesi hanno sviluppato una “capacità formidabile” e si stanno preparando per una potenziale azione militare. Studeman ha avvertito che la prima azione potrebbe essere l'occupazione di una delle isole intorno a Taiwan o di organizzare un blocco aeronavale nel giro di 48 ore. Il contrammiraglio ha anche descritto il People's Liberation Army “in assetto di guerra”, affermando che la loro mentalità è simile a quella di comportarsi come se “ogni giorno fosse il Super Bowl”. Soprattutto ha osservato che le forze aeree e navali cinesi si stanno addestrando costantemente, aggiungendo che la portata delle risorse militari, tra cui armi, munizioni e navi da guerra, attualmente favorisce Pechino rispetto a Washington. Nonostante questo, Studeman ha affermato che un'invasione su vasta scala di Taiwan rimane difficile a causa del terreno difficile e del complesso scenario marittimo, che gli Stati Uniti e le forze alleate potrebbero sfruttare. Tuttavia, ha avvertito che Pechino potrebbe non essere scoraggiata dalle conseguenze economiche a lungo termine di un'invasione e al contrario, la Rpc sembra prepararsi a un attacco per porre fine rapidamente alla guerra, adottando al contempo misure per attenuare le potenziali ripercussioni economiche.

Sicuramente nelle parole di Studeman c'è del vero: l'attività militare cinese intorno a Taiwan (e nel Mar Cinese Meridionale) è aumentata anche in modo aggressivo: i cavi di comunicazione sottomarina ripetutamente tagliati intorno all'isola dall'inizio di quest'anno sono un'altra testimonianza della volontà di Pechino di mettere sotto pressione Taipei. Consideriamo anche che questa maggiore attività è stata avulsa dal cambio di politica degli Stati Uniti, che sembra stiano abbandonando la One China policy tramite i primi timidi piccoli passi verso il riconoscimento diplomatico di Taiwan effettuati dal Dipartimento di Stato.

Aggiungiamo anche che il colosso taiwanese della produzione di microprocessori ad alte prestazioni Tsmc ha deciso di aumentare gli investimenti negli Stati Uniti per la produzione di chip portandoli a 100 miliardi di dollari. Il più grande produttore di semiconduttori al mondo aveva già iniziato a costruire tre stabilimenti in Arizona dopo che l'amministrazione Biden aveva offerto miliardi di sussidi e la sua prima fabbrica ha avviato la produzione di massa dei suoi chip da 4 nanometri.

Siamo davvero vicini alla resa dei conti cinese per Taiwan? Sicuramente, come sappiamo dalle stesse parole del leader Xi Jinping, reiterate peraltro, l'isola dovrà “tornare” in un modo o nell'altro in seno alla madrepatria, ma quanto stiamo osservando potrebbe anche essere una mossa preventiva di Pechino considerando l'attesa di una politica statunitense più aggressiva sotto l'egida Trump.

Di certo sappiamo che queste azioni militari e nel campo della guerra ibrida afferiscono a una ben precisa strategia della Rpc che prende il nome “dell'affettare il salame” ovvero di eseguire delle piccole azioni che non scatenano un conflitto aperto ma che, ripetute nel tempo, portano al fatto compiuto.

Le continue intrusioni nell'Adiz taiwanese, poi, rappresentano anche un modo per mettere sotto pressione il sistema di difesa aerea dell'isola e assuefarlo a tali azioni in modo che, in un futuro che potrebbe essere prossimo (entro due anni), quando verrà effettuato il blocco dell'isola – azione più probabile rispetto a uno sbarco anfibio – esse saranno probabilmente colte di sorpresa, o per meglio dire lo sarà la comunità internazionale e gli alleati come gli Stati Uniti, che non avranno così la possibilità di rispondere in tempi brevi per scoraggiare questa opzione.

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