La Germania di Olaf Scholz, la Francia di Emmanuel Macron e pure l'Italia di Mario Draghi sono finite nel mirino di Boris Johnson per le loro reazioni iniziali all'attacco russo in Ucraina dello scorso 24 febbraio. L'ex premier britannico ha lanciato frecciatine velenose all'indirizzo dei tre membri di spicco della Nato, lasciando intendere che il Regno Unito, al contrario di altri, ha subito sostenuto Kiev senza esitazioni. In un'intervista alla Cnn Johnson ha fornito la propria ricostruzione dei fatti, tra toni di comprensione e attacchi diretti, quasi a volersi paragonare ad un Winston Churchill contemporaneo di fronte ai tentennamenti attribuiti ad altri leader e governi europei. Va da sé che le sue parole hanno scatenato non poche polemiche per un modus operandi ben poco diplomatico.
L'affondo di Johnson
Secondo Johnson, la Francia "negava" la prospettiva di un'invasione russa dell'Ucraina, mentre il governo tedesco è stato accusato dall'ex inquilino di Downing Street di favorire inizialmente una rapida sconfitta militare ucraina anziché un lungo conflitto. L'ex primo ministro britannico non ha lesinato critiche neppure alla risposta iniziale del governo Draghi: "A un certo punto ci stava semplicemente dicendo che non sarebbe stato in grado di sostenere la posizione che stavamo assumendo", data la "massiccia" esposizione dell'Italia agli idrocarburi russi.
Certo, Johnson ha spiegato che questi atteggiamenti sono poi evaporati come neve al sole, sottolineando che, in seguito, le nazioni dell'Unione europea si sono mobilitate per sostenere l'Ucraina, fornendo a Kiev un supporto costante. Ma, ha ribadito, la situazione sarebbe stata ben diversa prima dello scoppio delle ostilità.
Critiche e polemiche
"Potevamo vedere i gruppi tattici del battaglione russo accumularsi, ma Paesi diversi avevano altre prospettive", ha ricordato Johnson. "L'opinione tedesca – ha proseguito - ad un certo punto era che se ci fosse stata un'invasione russa, allora sarebbe stato meglio che tutto terminasse in fretta e che l'Ucraina si piegasse".
L'ex primo ministro ha spiegato che non poteva sostenere un simile modus operandi: "Pensavo fosse un modo disastroso di vedere la cosa. Ma posso capire perché lo hanno fatto". Dalla Germania è arrivata una risposta secca e pungente. La Francia di Macron, nel ricordo di Johnson, avrebbe invece negato fino all'ultimo la prospettiva di un'invasione dell'Ucraina, malgrado gli avvertimenti di Usa e Gran Bretagna.
La replica di Berlino: "Parole senza senso"
Berlino ha accusato Johnson di avere "un rapporto unico con la verità". Steffen Hebestreit, portavoce del governo Scholz, ha definito le parole di Johnson "senza senso", tenuto conto che la Germania è arrivata a rompere a beneficio dell'Ucraina il proprio tabù post nazista sul divieto "d'invio di armi a Paesi in guerra". Da Parigi, così come da Roma, non sono arrivate repliche.
Al netto degli affondi, Johnson non ha mancato di rendere "omaggio all'Ue" per il graduale allineamento alla strategia delle "sanzioni dure".
E per aver contribuito alla fin fine "in modo brillante" a un fronte occidentale "unito". Tanto da invocare il via libera in tempi brevi dell'ingresso dell'Ucraina nel club di Bruxelles come "una cosa positiva" per Kiev.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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