Uccisi per strada, ad un festival musicale, nelle loro case e nei rifugi. Le bestie di Hamas trascinano nell'abisso dell'orrore una normale mattina di Shabbat in oltre 20 tra kibbutz, villaggi e città nelle vicinanze della striscia di Gaza. Le scene di furia cieca dei miliziani palestinesi sono immortalate da telecamere di sorveglianza, cellulari, fotografie e dai racconti dei sopravvissuti.
Respinti i terroristi, i soldati dell'Idf (Israel Defence Forces) scoprono la mattanza che non ha risparmiato nessuno, neppure i bambini. Ad oggi sono 1200 le vittime della barbarie degli islamisti. L'esercito e gli operatori di emergenza stanno radunando i cadaveri, scoprendone sempre altri nelle case crivellate di proiettili o date alle fiamme. Per molte comunità attorno alla Striscia di Gaza non si ha ancora un conto preciso dei morti e dei dispersi.
Kibbutz Be'eri: il massacro e il rapimento di due italiani
L'assalto a Be'eri inizia attorno alle 6 del mattino di sabato. Nei video delle telecamere di sorveglianza si vedono due uomini avvicinarsi ai cancelli del Kibbutz. Poco dopo sopraggiunge un'auto, che viene immediatamente presa di mira dai miliziani, che massacrano gli occupanti e entrano nel villaggio. Un'ora dopo, almeno altri otto terroristi entrano nel kibbutz. Le immagini mostrano diversi civili presi prigionieri e poi apparentemente morti in strada. Altri, tra cui due italiani, sono portati a Gaza come ostaggi.
I soccorritori israeliani rinvengono i corpi di almeno 108 persone, tra cui dei bambini. "È stato un lavoro orribile", racconta Moti Bukjin, portavoce dell'organizzazione di volontari Zaka. "Ci sono anche i cadaveri di decine di uomini armati. Non abbiamo ancora finito di controllare tutte le case".
Nova festival: la mattanza al rave
Nelle prime ore di sabato, centinaia di miliziani attraversano la recinzione tra Israele e Gaza, riversandosi nelle campagne circostanti. Uno dei loro primi obiettivi è un festival di musica in corso da tutta la notte a poche miglia dalla striscia. Migliaia di giovani, israeliani e stranieri, ballano ignari del pericolo. I terroristi iniziano a sparare.
Lunedì 9 ottobre, il personale di soccorso rinviene 260 corpi. I sopravvissuti raccontano di essere scappati con le proprie auto, inseguiti dagli uomini di Hamas che aprono il fuoco sui veicoli. Alcuni si fingono morti per ore, prima dell'arrivo dei soldati israeliani. Molti altri partecipanti al festival vengono rapiti. Tristemente famoso è il caso di Noa Argamani, ripresa in un video mentre viene trascinata su una moto dei terroristi e portata a Gaza.
Kibbutz Kfar Aza: almeno 200 vittime e bimbi trucidati
Kfar Aza è una delle comunità più vicine alla Striscia di Gaza, tra le prime ad essere attaccate. I terroristi di Hamas massacrano a colpi di fucile le famiglie nei loro letti, trucidano bambini e neonati, danno fuoco agli edifici per far uscire i civili allo scoperto e ucciderli. Le vittime sono almeno 200, di cui 40 bimbi e infanti. Lunedì 9 ottobre, la stampa internazionale entra nel villaggio e incontra i soldati dell'Idf, ancora impegnati a radunare i cadaveri e a sminare le case, trasformate in trappole esplosive.
"Non è una guerra, è un massacro", afferma il maggiore generale Itai Veruv. "Non ho mai visto nulla del genere in vita mia. È qualcosa che immaginavamo dai nostri nonni, dalle nostre nonne nei pogrom in Europa".
La città di Siderot: 20 massacrati
Anche Siderot finisce sotto attacco nella mattina di sabato 7 ottobre. Almeno due pick-up carichi di uomini armati e con montata una mitragliatrice entrano in città e aprono il fuoco sulle persone che si trovano in strada o in macchina. I soldati dell'Idf trovano i loro corpi su un cavalcavia e alle fermate degli autobus.
I terroristi combattono anche contro la polizia, riuscendo a sopraffarla e a conquistare la stazione. Le vittime civili sono almeno 20, a cui si aggiungono numerosi agenti, soldati e vigili del fuoco.
Kibbutz Nir Oz: metà villaggio spazzata via
L'attacco a questa comunità nel sud di Israele dura circa otto ore. L'Idf non ha ancora una stima precisa delle vittime e delle persone rapite da questo villaggio. Quando i soldati hanno radunato i sopravvissuti nell'asilo locale, la 22enne Lotus Lahav e sua madre Irit si accorgono che manca all'appello almeno la metà dei residenti.
Le autorità stimano che, prima dell'assalto, nel kibbutz abitassero tra le 350 e le 400 persone.
Ne sono rimaste 200. L'infermiera in pensione Arie Itzik, giunta nel villaggio per aiutare con i corpi, riferisce che non era in gradi di riconoscere alcuni cadaveri, completamente bruciati dai terroristi.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.