"Non sappiamo dove sono finiti". La rivelazione del numero due di Hamas sugli ostaggi

Sono 240 le persone ancora prigioniere nella Striscia. Alcune sono nelle mani di formazioni minori e il gruppo che controlla la Striscia non sanno dove siano tenuti nascosti

"Non sappiamo dove sono finiti". La rivelazione del numero due di Hamas sugli ostaggi
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Mentre le forze di difesa israeliane combattono casa per casa a Gaza City, è ancora in bilico il destino dei 240 ostaggi prigionieri nella Striscia. Il numero due di Hamas Moussa Abu Marzouk ha affermato che il gruppo terroristico li rilascerà, ma prima “dobbiamo fermare i combattimenti”. In un’intervista alla Bbc, però, l’uomo ha ammesso che la sua organizzazione non è in possesso di un elenco completo dei prigionieri e non è a conoscenza dell’ubicazione di tutti.

Il fatto che non tutte le persone rapite fossero nelle mani di Hamas è cosa nota fin dai primi giorni del conflitto. Secondo stime iniziali, infatti, almeno 30 erano state cedute al Jihad islamico palestinese, un gruppo minore affiliato al movimento che controlla la Striscia e che, a quanto pare, opera in modo indipendente senza condividere tutte le informazioni. Non è noto, al momento, se vi siano altre formazioni più piccole a cui sono stati assegnati degli ostaggi. Inoltre, vi è l’ipotesi non confermata che gruppi di razziatori palestinesi, civili entrati nei kibbutz dopo i massacri di Hamas per trafugare gli averi degli ebrei uccisi, abbiano preso alcuni ostaggi e che questi non siano sotto il controllo dei terroristi.

Secondo Marzouk, solo attraverso un cessate il fuoco si potrebbero raccogliere informazioni sufficienti per localizzare i prigionieri e liberarli “consegnandoli alla Croce rossa”. Il premier Benjamin Netanyahu, però, ha più volte ribadito che l’avvio delle discussioni per una tregua temporanea è subordinato al rilascio degli ostaggi. Su questo punto, dunque, pare difficile che le due parti in guerra riescano a raggiungere un accordo, il che da un lato espone i 240 prigionieri ad un pericolo crescente visto l’inasprirsi del conflitto, e dall’altro costringe i servizi di intelligence e le forze speciali delle Idf a pianificare delle rischiose operazioni di salvataggio dietro le linee nemiche. Un esempio è il blitz che ha portato alla liberazione della soldatessa Ori Megdash, effettuato dagli agenti dello Shin Bet in collaborazione con l’esercito.

Già durante la sua visita a Mosca del 28 ottobre Marzouk aveva implicitamente ammesso di non conoscere la posizione di diversi ostaggi. “Stiamo cercando queste persone. È difficile, ma stiamo cercando.

E quando li troveremo, li lasceremo andare”, aveva detto riferendosi agli otto cittadini russi-israeliani presi in ostaggio durante l’attacco del 7 ottobre. Di questi, pare che al momento siano state trovare due donne, che Hamas non è riuscito a rilasciare a causa del conflitto.

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