La tensione tra Libano e Israele è ai massimi livelli, dopo l’attacco preventivo delle Idf nel Sud del Paese dei cedri e la raffica di missili e droni lanciata dai terroristi filo-iraniani contro le regioni settentrionali dello Stato ebraico. I miliziani del Partito di Dio hanno fatto sapere che essa è stata solo la “prima fase” della vendetta per l’uccisione del numero due del movimento Fuad Shukr, il 30 luglio scorso.
Le alte sfere dello Stato ebraico, dunque, si stanno ora interrogando su quali saranno le prossime mosse dei loro avversari lungo il fronte Nord. Come ricordato da Seth Frantzman sul Jerusalem Post, da ottobre a oggi gli Hezbollah hanno lanciato già quasi 8mila missili e 200 droni contro lo Stato ebraico, prendendo di mira principalmente le installazioni delle Idf nelle alture del Golan, in Galilea e nelle vicinanze del monte Hermon. I costanti attacchi hanno costretto le autorità di Tel Aviv a evacuare 60mila civili che, al momento, non sanno ancora quando potranno tornare nelle proprie case. I miliziani filoiraniani possono contare su un arsenale più avanzato e consistente di quello di Hamas, oltre a un numero di uomini maggiore.
Gli Hezbollah hanno affermato che le prossime ondate della loro vendetta “richiederanno tempo”. Un’operazione via terra sembra improbabile, perché questa porterebbe al conflitto aperto e l’Iran, principale finanziatore dei terroristi di Hassan Nasrallah, vuole evitare di essere trascinato in una guerra ad alta intensità contro lo Stato ebraico e i suoi alleati statunitensi dalla quale il regime degli ayatollah uscirebbe irrimediabilmente sconfitto.
L’ipotesi più probabile è che vi saranno altri barrage di missili e velivoli senza pilota, attacchi massicci che puntano a saturare il sistema difensivo antiaereo multistrato di Israele e causare danni sia alle postazioni militari che verrebbero utilizzate dalle Idf per supportare un’eventuale campagna nel Libano meridionale, sia a strutture strategiche o obiettivi sensibili più in profondità nel territorio dello Stato ebraico. In una delle prossime fasi, potrebbe “agganciarsi” anche la Repubblica islamica, che ha a sua volta promesso vendetta per l’uccisione del capo politico di Hamas Ismail Hanyieh e ha promesso una dura risposta contro il “regime sionista”.
Un’escalation incontrollata lungo la Linea blu potrebbe avere forti ripercussioni anche sui colloqui per raggiunge un accordo sul cessate il fuoco a Gaza, il che giocherebbe a favore del cosiddetto “asse della
resistenza”. Un proseguimento dello scontro con i terroristi palestinesi, infatti, costringerebbe le Idf a dividere le proprie forze su più fronti, limitando la loro capacità di affrontare efficacemente il problema Hezbollah.
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