I terroristi di Hamas si sono detti di nuovo disponibili a rilasciare gli ostaggi israeliani. Le condizioni poste questa volta dall’organizzazione sono la liberazione di 3mila prigionieri palestinesi detenuti nelle carceri dello Stato ebraico, tra cui tutte le donne e i minori. Il Wall Street Journal ha anche riportato, citando fonti egiziane, che il gruppo vuole la scarcerazione di detenuti che stanno scontando lunghe condanne per terrorismo.
Il giornale americano, inoltre, ha aggiunto che Hamas ha chiesto una tregua di sei settimane e che dal primo giorno di pausa dei combattimenti si inizi a discutere di un cessate il fuoco permanente. La proposta avanzata dall’organizzazione palestinese sarà molto probabilmente giudicata inaccettabile e respinta da Israele. Il 7 febbraio, il premier di Tel Aviv Benjamin Netanyahu aveva già rifiutato categoricamente una prima bozza di accordo presentata dai terroristi, che prevedeva una tregua di quattro mesi e mezzo, la scarcerazione di 1.500 detenuti palestinesi e il ritiro completo delle Idf dalla Striscia. Tutti punti, questi, che il primo ministro ebraico aveva definito come “deliranti”.
Durante la giornata, l’alto funzionario dell’organizzazione Mousa Abu Marzouk ha alluso alla possibilità di passi avanti nei negoziati, ribadendo la necessità di un cessate il fuoco e la richiesta del rilascio di 500 carcerati in cambio di ognuno dei 134 ostaggi ancora prigionieri a Gaza. L’uomo ha anche affermato che Hamas “continuerà la sua lotta fino alla vittoria o al martirio” e non deporrà le armi. Pare dunque che la diplomazia sia destinata ad arenarsi per l’ennesima volta, mentre si fa sempre più vicino l’inizio dell’avanzata dell’esercito israeliano su Rafah, città al confine con l’Egitto e ultimo bastione dei terroristi.
L’11 febbraio, funzionari del Cairo hanno riportato ad Hamas l’ultimatum di Israele: quattordici giorni per raggiungere un accordo sugli ostaggi o le Idf entreranno nel centro urbano dove centinaia di migliaia di civili palestinesi hanno trovato rifugio durante i mesi di guerra. Ai terroristi non è rimasto molto tempo per ammorbidire le proprie richieste e cercare di raggiungere un’intesa con Tel Aviv. Anche gli israeliani, però, sembrano poco propensi a trattare.
In più di un’occasione, Netanyahu ha ribadito l’importanza di un attacco a Rafah per raggiungere l’obiettivo dell’eliminazione totale dell’organizzazione dalla Striscia. Il premier, inoltre, ha sottolineato come la pressione militare sia la via migliore e più efficace per sbloccare le trattative sul rilascio degli ostaggi.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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