Una revisione parziale della dottrina strategica Usa: è quanto ha dichiarato il direttore senior del Consiglio di Sicurezza Nazionale della Casa Bianca, Pranay Vaddi, nel suo intervento alla Arms Control Association.
La revisione della dottrina Usa sulle armi nucleari
Gli Stati Uniti potrebbero dover dispiegare più armi nucleari strategiche nei prossimi anni come "deterrenza" di fronte alle crescenti minacce da parte di Russia, Cina ed "altri avversari" (in altre parole, Iran e Corea del Nord). In assenza di un cambiamento degli arsenali degli avversari, sotiene Vaddi, Washington potrebbe raggiungere nei prossimi anni il punto in cui un amento dell'attuale numero dispiegato sia necessario.
Questo al fine di spiegare la sua visione di "un approccio più competitivo" sul controllo delle armi. Un scelta tutta nelle mani del prossimo presidente degli Stati Uniti. "Se quel giorno dovesse arrivare, questo porterebbe alla determinazione che sono necessarie più armi atomiche per deterrenza nei confronti dei nostri avversari e per proteggere il popolo americano e i nostri alleati e partner". Un discorso agli antipodi di quello di un anno fa, nella stessa occasione, a firma di Jake Sullivan. Allora il consigliere per la Sicurezza Nazionale della Casa Bianca aveva affernato che non c'era bisogno di aumentare il dispiegamento di armi nucleari strategiche Usa per contrastare gli arsenali di Russia e Cina ai quali aveva offerto negoziati "senza precondizioni".
Un avvertimento a Putin sule armi nucleari strategiche?
Gli avvertimenti di Vaddi irrompono sulla scena delle tensioni geopolitiche del momento ma anche nella fase più delicata di una complessa campagna elettorale. Dopo decenni di tagli agli accordi sul controllo degli armamenti ormai in gran parte abbandonati, i commenti del funzionario rappresentano l’avvertimento pubblico più esplicito finora sul futuro della deterrenza americana. Ovvero, una messa nero su bianco dell'idea per cui gli Stati Uniti sono pronti a passare dal semplice ammodernamento del proprio arsenale all’espansione.
Un avvertimento al presidente russo Vladimir Putin, secondo l'ipotesi del New York Times, a proposito della probabile reazione degli Stati Uniti se l’ultimo grande accordo sul controllo degli armamenti nucleari, il New Start, scadesse nel febbraio 2026 senza alcuna sostituzione. Vaddi, parlando all'incontro annuale della Arms Control Association, un think tank che sostiene i limiti alle armi nucleari, ha confermato ciò che i funzionari hanno riferito in conversazioni private e testimonianze a porte chiuse al Congresso per più di un anno. Un'inevitabile conseguenza della rapida espansione nucleare della Cina e delle ripetute minacce della Russia di utilizzare il nucleare tattico in Ucraina. Ma sarebbe un cambiamento epocale, carico di pericoli che molti americani pensavano di essersi lasciati alle spalle con la fine della Guerra Fredda e il crollo dell’Unione Sovietica.
Area di revisione anche a Mosca
Nelle stesse ore, l'annuncio di un ipotetico cambio di dottrina giunge anche da Mosca. Putin, come ha abituato gli interlocutori occidentali da tempo, riserva un calcio al cerchio e uno alla botte sul nucleare. Esclude l'impiego delle testate in questo momento ma non di cambiare, prima o poi, la dottrina. "L'uso è possibile in un caso eccezionale, di una minaccia alla sovranità e all'integrità territoriale del Paese. Non penso che siamo a questo punto. Non c'è questa esigenza. Per quanto riguarda l'uso, o il non uso, di armi nucleari, abbiamo una dottrina nucleare che spiega tutto", ha dichiarato nel suo intervento alla sessione plenaria del Forum economico di San Pietroburgo.
"Ma questa dottrina è uno strumento vitale. Stiamo a vedere cosa accade nel mondo intorno a noi e non escludiamo di apportare alcuni cambiamenti. Questo vale anche per i test di armi nucleari", ha aggiunto. Solo due giorni fa, in una intervista alle agenzie di stampa internazionali, Putin aveva invece lasciato intendere che sarebbe stato possibile usare il nucleare ("per qualche ragione, l'Occidente crede che la Russia non le userà mai", aveva annunciato in tono di sfida), per poi ribadire, invece, di non necessitare di armi nucleari per la "vittoria finale".
Le acque agitate delle news circa le due dottrine strategiche sono anche diretta conseguenza della proposta russa di discutere le conseguenze dell'uso di armi occidentali sul territorio della Federazione Russa e dell'invio di istruttori in Ucraina in occasione di una riunione del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite il 14 giugno.
Lo ha affermato il vice rappresentante permanente della Russia all'Onu, Anna Evstigneeva, durante una riunione del Consiglio sull'Ucraina. "Il problema e la principale minaccia alla pace e alla sicurezza internazionale sono il sostegno degli Stati Uniti e dei Paesi europei all'Ucraina a ogni costo per indebolire la Russia".- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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