Idee chiare e passo felpato. Buttafuoco cambia la Biennale

A Venezia inizia a vedersi la mano del Presidente, capace di spiazzare i detrattori. Con eleganza

Idee chiare e passo felpato. Buttafuoco cambia la Biennale
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Conversazione ascoltata a una cena milanese con grandi editori e grandi finanzieri. «Eh, li ha fregati tutti». «Nulla da dire, è stato bravo». «Ma di chi parlate, chiedo scusa». «Pietrangelo Buttafuoco». Ecco, non siamo soltanto noi a dire che il presidente della Biennale è l'uomo dell'anno, nell'anno in cui la cultura di destra, lato istituzioni, è stata costantemente nel mirino di una sinistra imbufalita per aver perso il suo orticello preferito. D'altronde, una forza politica avveduta sa che sulla cultura si gioca una partita fondamentale, quella del consenso stabile (da non confondersi con quello labile procurato dalla propaganda). Per approvare riforme, è necessario creare la giusta prospettiva nei cittadini. La destra liberale se ne è sempre disinteressata: anche per questo oggi conta quello che conta (non troppo). La destra meloniana se ne è interessata con risultati discontinui ma almeno ha dimostrato di aver capito quale sia la posta in palio.

Tutto questo c'entra e non c'entra con Pietrangelo Buttafuoco, giornalista e scrittore che non abbisogna di troppe presentazioni. Basterà dire che ha un profilo d'area ma solido e indipendente. La Biennale è d'importanza pari, se non superiore, a un ministero: in questo, l'istituzione reca l'impronta di Paolo Baratta, presidente per due volte. Arte, cinema, musica, danza. E ora l'Archivio che promette di diventare una miniera per gli studiosi e non solo. La Biennale d'arte se la gioca con le più grandi mostre internazionali. La Mostra internazionale d'arte cinematografica ha costretto i francesi (!) ad ammettere l'inferiorità del festival di Cannes. Quest'anno poi Hollywood si è trasferita in laguna, aggiungendo un tocco glamour a un concorso capace, negli ultimi anni, di centrare quasi sempre i film da Premio Oscar. Non è un caso che Buttafuoco, in questo settore, abbia prolungato l'incarico di Alberto Barbera.

Buttafuoco è entrato in punta di piedi, si è garantito l'appoggio fondamentale della macchina, ha gestito con eleganza le pratiche «ereditate» dal predecessore, ha aperto le proprie sorprendendo molti. Ad esempio, ha varato La rivista della Biennale di Venezia, con grandi firme anche internazionali, nata con l'intento di far dialogare le arti. C'è poi la nomina di Caterina Barbieri come direttrice artistica del settore musica per il biennio 2025-2026. Quando l'avanguardia sa parlare a un pubblico vasto ed eterogeneo. Altrettanto apprezzata è stata la scelta di Koyo Kouoh come Direttrice del Settore Arti Visive, con lo specifico incarico di curare la 61esima Esposizione Internazionale d'Arte nel 2026. Koyo Kouoh (Camerun / Svizzera) è, dal 2019, Direttrice Esecutiva e Chief Curator dello Zeitz Museum of Contemporary Art Africa a Città del Capo, in Sudafrica. Ma soprattutto promette di avere uno sguardo attento al futuro, ai nomi nuovi, alle tendenze non episodiche.

Non è il caso di ripercorrere tutta l'agenda di Buttafuoco. È il caso invece di rendersi conto, una volta per tutte, senza «sudditanza psicologica», che Buttafuoco dimostra che la destra non solo sa fare cultura ma ha anche le buone maniere «per stare a tavola», per così dire.

La diplomazia è importante per chi vuole rivolgersi a tutti e non solo ai propri fedelissimi. Su questo la destra deve fare ancora diversi passi avanti. Non è più tempo di giocare di rimessa e passare il tempo a rispondere polemicamente alla sinistra. La destra governa: dica quello che vuole fare.

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