Inchiesta G8, Sepe: "Agito in modo trasparente Fu Silvano a chiedermi una casa per Bertolaso"

Il legale del cardinale: "A disposizione dei magistrati, ma non c'è nulla di penalmente rilevante". Sepe: "Vado avanti sereno, accetto la croce". Chiesta l'autorizzazione a procedere su Lunardi. Rogatoria in Vaticano sull’attività svolta da Propaganda Fide

Inchiesta G8, Sepe: "Agito in modo trasparente 
Fu Silvano a chiedermi una casa per Bertolaso"

Napoli - "Sarà una difesa molto poco impegnativa perchè dalla ricognizione dei fatti che abbiamo eseguito insieme mi sembra che nella sua condotta non ci sia niente, e dico niente, di penalmente rilevante". L’avvocato Bruno Von Arx, legale del cardinale di Napoli, Crescenzio Sepe, indagato nell’ambito di un filone dell’inchiesta G8, ha spiegato che "l'accusa è di corruzione aggravata ma da quello che ho compreso si confondono, tempi, contenuti, date e prospettive di questi provvedimenti. Al più presto comunicherò ufficialmente della mia nomina e fisseremo la data dell’interrogatorio con i magistrati". Poi Sepe assicura: "Vado avanti sereno, accetto la croce e il perdono". Poi svela: "La disponibilità di una casa per Guido Bertolaso mi fu fatta dal professor Francesco Silvano".

Nessuna corruzione Il cardinale di Napoli "è una persona estremamente serena; credo che sia nel giusto perchè non mi sembra che questi accostamenti con Lunardi e Bertolaso possano essere incasellati in un serio paradigma di corruzione". "Ci avvarremo - ha spiegato Von Arx - delle prerogative che il nostro Codice riconosce trattandosi di un ministro del culto così elevato. Non rivendichiamo prerogative, chiederemo semmai una sede intermedia (per l’interrogatorio, ndr) per questo incontro con i magistrati ma oltre questo dobbiamo prospettare la nostra verità ed eliminare questo increscioso incidente". Sepe, ha poi riferito Von Arx, "è rimasto particolarmente colpito per l’affetto che la città gli ha dimostrato. Oltre che sereno è lucido e mi ha esposto i fatti in modo che io ho potuto esprimere i giudizi che vi ho dato".

La competenza della pinacoteca "Indubbiamente la competenza di Perugia non esiste", ha continuato il legale del cardinale. "Ma noi crediamo di poter riuscire ad ottenere risultati positivi in tempi brevi", ha continuato Von Arx augurandosi di "convincere i pm di Perugia che non hanno niente da addebitare al cardinale". "La pinacoteca della sede del palazzo di propaganda Fide non riguarda in alcun modo il cardinale Crescenzio Sepe, ma i suoi successori", ha continuato il legale del presule spiegando che "il cardinale di questa storia non ne sa niente. "Si parla di Sepe ma c’era un comitato di tecnici dietro la valutazione del valore del Palazzo dei Prefetti - ha continuato il legale - il costo di un eventuale intervento di ristrutturazione era troppo oneroso per Propaganda Fide, che non ce l’avrebbe fatta con le sue risorse". "Si valutò quindi che era meglio venderlo in modo che qualcuno si facesse carico della ristrutturazione e degli inquilini", una scelta che avrebbe così tutelato l’immobile. Secondo Von Arx, il Palazzo fu venduto al ministro Lunardi a un prezzo quattro volte inferiore perché "era una struttura fatiscente".

Sepe: "Massima trasparenza" "Ho fatto tutto nella massima trasparenza". Il cardinale Crescenzio Sepe ha poi letto una lettera dove confuta, punto per punto, gli addebiti che gli vengono fatti dalla procura di Perugia "per la responsabilità che ho avuto in quanto prefetto della Congregazione di Propaganda Fide". L’arcivescovo di Napoli ha dato spiegazione dell’alloggio dato in uso al capo della Protezione civile, Guido Bertolaso, della vendita all’ex ministro Pietro Lunardi di un palazzetto in via dei Prefetti e poi dei lavori in messa in sicurezza di un lato del palazzo di Propaganda Fide in piazza di Spagna. "Ho fatto tutto avendo i bilanci puntualmente approvati dalla Prefettura per gli affari economici e dalla Segreteria di Stato la quale con una lettera inviatami a conclusione del mio mandato di prefetto volle finanche esprimere apprezzamento e stima per la gestione amministrativa", ha detto Sepe ribadendo che in merito a quanto da lui fatto da prefetto della congregazione di Propaganda Fide registrò anche la stima da parte della Segreteria di Stato.

La casa per Bertolaso La disponibilità di una casa per Guido Bertolaso fu chiesta dal professor Francesco Silvano al cardinale Sepe, che incarico lo stesso collaboratore di trovarne una, senza però esser poi messo a conoscenza nè dell’ubicazione nè delle modalità con cui l’appartamento fu concesso. "L’esigenza" di una casa per Bertolaso, ha detto l’arcivescovo, "mi venne rappresentata dal dottore Francesco Silvano. In prima istanza, gli feci avere ospitalità presso il seminario, ma mi furono rappresentati problemi di inconciliabilità degli orari, per cui incaricai lo stesso dottor Silvano di trovare altra soluzione". Soluzione della quale, ha quindi proseguito Sepe, "non mi sono più occupato nè sono venuto a conoscenza sia in ordine alla ubicazione sia in ordine alle intese e alle modalità". "Come è stato scritto sui giornali - ha, infine, concluso Sepe - Bertolaso aveva bisogno di vivere in un ambiente più sereno poichè aveva qualche difficoltà ".

Il lavoro del cardinale "Ho sempre agito secondo coscienza, avendo come unico obiettivo il bene della Chiesa", ha sottolineato il cardinale Sepe. "Neppure una vicenda giudiziaria può giustificare una così fredda elencazione di eventi senza mettere in campo una serie di altri elementi essenziali - ha, quindi, proseguito il cardinale - primo tra tutti il percorso di una vita sacerdotale nel quale la Croce non è mai un intoppo ma il segno dell’appartenenza a Cristo". Il cardinale di Napoli ha, poi, accolto "in tutta umiltà la prova che oggi mi tocca ma accanto ad essa avverto la serenità che non può nascere a caso ma

La telefonata di Palazzo Chigi Il cardinale Crescenzio Sepe ha ricevuto una telefonata da Palazzo Chigi, ma non ha potuto rispondere perché impegnato in una conferenza stampa con i giornalisti. È quanto si apprende dallo staff della Curia al termine dell’incontro che il cardinale Sepe ha svolto nel palazzo arcivescovile a Napoli, organizzato in seguito al suo coinvolgimento nell’inchiesta condotta dalla Procura di Perugia.

Rogatoria in Vaticano Una rogatoria in Vaticano su tutta l’attività svolta da Propaganda Fide tra il 2004 e il 2006 potrebbe essere presto chiesta dalla procura di Perugia nell’inchiesta che coinvolge l’arcivescovo di Napoli Crescenzio Sepe, in quel periodo al vertice della congregazione e ora indagato per corruzione.

I magistrati del capoluogo umbro sembrano infatti intenzionati a svolgere nuovi accertamenti su appalti, mutui e conti riconducibili a quella che attualmente è denominata la Congregazione per la evangelizzazione dei popoli. La richiesta, come prassi, dovrà comunque essere valutata dalle autorità italiane e poi eventualmente inoltrata alla Santa Sede.

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