Di prima mattina seguivo ieri dalla sponda opposta le prime operazioni di recupero della Concordia. C'era uno splendido arcobaleno sul mare, sembrava un'impresa benedetta dal cielo: in hoc signo vinces. Il Santo Protettore Civile, Franco Gabrielli, si sentiva investito come Costantino dell'appoggio divino e si mostrava trionfale ai microfoni. C'è voluto un anno e mezzo per quella rotazione che riporta a galla la nave. Un segno di ripresa del Paese, narrano commossi i tg, la metafora di una rinascita che cancella la brutta associazione d'idee che fu fatta nel mondo tra l'Italia che affonda e il naufragio della Concordia. Finalmente cancellata l'era schettina di Mari&Monti. Confortante.
Però vorrei ricordare che anche sul piano simbolico non si tratta di un'opera di fondazione, non sta nascendo né sta tornando in vita qualcosa. Stanno solo trasferendo un ciclopico cadavere in obitorio. Certo, non c'è paragone tra la rottamazione della Grande Nave e la rottamazione del Piccolo Matteo (pertinente invece l'auto-paragone di Renzi col mago Otelma, lui sarebbe il gradino precedente). Ma qui stiamo parlando di smantellamento e magari di donazione degli organi navali.
È possibile che l'orgoglio d'Italia sia affidato a un relitto e a una gigantesca impresa di pompe funebri per sistemare e trasferire la carcassa in un cimitero adeguato? Il massimo a cui può aspirare il Paese è la composizione e la manutenzione di un cadavere? L'Italia dei relitti e delle pene. Restiamo a Letta perché non riusciamo a stare in piedi.
Solo la gente al soldo del giostraio, come i dipendenti del giornale, si pongono un quesito del genere. Ma Va La, come dice l' illustre Ghedini, che invece paghiamo noi Italiani
Il popolo è ansioso di ascoltare gli opinion makers che, su specifica domanda dell’ineffabile Pippo, ci spiegheranno cosa significa sentirsi itaGliani; però dendro.
Finalmente qualcosa di cui andare orgogliosi! Finalmente qualcosa che consenta alla piccola vedetta lombarda, al piccolo scrivano fiorentino, al piccolo gelataio bellunese, al piccolo contadino ravennate, al piccolo disoccupato catanese, alla piccola insegnante viterbese, alla piccola shampista molisana, il piccolo magistrato milanese, al piccolo geometra vercellese, alla piccola infermiera salernitana, al piccolo assessore beneventano, alla piccola cubista modenese, al piccolo fruttivendolo ferrarese e al piccolo gondoliere veneziano di gonfiare il petto e battere entusiasti le manine gridando all’unisono VIVA LITAGLIA.
Prima di tutto l'onore (parola grossa, ma qualche volta ci vuole)della marineria italiana è stato in pochi minuti ignobilmente screditato da quel buffonesco comandante da operetta e quindi ci voleva un riscatto "specifico", nello stesso campo (anche se il responsabile delle operazioni era sudafricano).
Poi, per risollevarci dalle macerie morali e di immagine in cui ci ha precipitato il ventennio del vecchio malvissuto e dei suoi mille accoliti bisogna che ci attacchiamo un po' a tutto, anche a questo.