Due giorni, due profezie e un futuro politico tutto in declino. La campagna autunnale di Elly Schlein comincia con il piede sbagliato. I due attacchi diretti al nuovo corso dem arrivano nell’acro di quarantotto ore. Ieri l’ex segretario dem Nicola Zingaretti, oggi l’ex premier Matteo Renzi. Prima la silurata di Zinga in vista delle elezioni europee e dopo, in combinato disposto, la profezia del leader di Italia Viva. “A breve – spiega Renzi su Avvenire – altre persone lasceranno il Pd”.
La profezia di Renzi
La destinataria, in entrambi i casi, è sempre la stessa: Elly Schlein e il suo “cerchio magico”. Il duplice attacco non organizzato ha un unico obiettivo: denunciare la nuova politica, massimalista da un lato e grillina dall’altro, promossa a pieni voti dal nuovo corso democratico. “Con Elly alle europee– diceva ieri Zingaretti lontano dai microfoni – non arriviamo manco al 17 per cento”. “A breve – dice oggi Renzi – penso che altre persone lasceranno il Partito democratico". Il motivo è presto detto. Il Pd a trazione Schlein, una volta abbandonata completamente la natura riformista dem, si è spostato verso posizioni sempre più radicali e minoritarie.
Ma non solo: “Il Pd – spiega perfettamente Renzi – era riformista e adesso si accontenta di essere la sesta stella di Giuseppe Conte”. Un paradosso colossale evidenziato dalle ultime decisioni politiche della segreteria dem. La prima, ovviamente, riguarda il referendum anti-Jobs Act promosso dalla Cgil. Una misura voluta dagli stessi dem ma adesso politicamente rinnegata:“È una riforma voluta dal Pd – ricorda Renzi – Quelli nel Pd che per inseguire i 5stelle ora vogliono farci un referendum contro e tornare al Reddito di cittadinanza non sono riformisti”. Tutt’altro: “Sono grillini ad honorem”. La seconda scelta è la svolta pacifista in merito al conflitto russo-ucraino. L’ennesima riprova di una posizione convergente con pentastellati e soci.“Conte e Schlein – sentenzia il leader di Italia Viva– sono due populisti”.
Renzi attacca Calenda
Una posizione, quella del numero uno di Italia Viva, distante dalle ultime bandierine ideologiche della gauche nostrana. In primis, la battaglia sul salario minimo legale. Una proposta giallo-rossa che ha unito tutte le forze di opposizione meno una: Italia Viva. Matteo Renzi, a differenza del suo ex alleato Carlo Calenda, ha deciso di sfilarsi e ha lasciato marciare unita l’ammucchiata giallo-rossa.
Una scelta, l’ennesima, che ha spinto Renzi a lanciare un progetto politico centrista senza l’aiuto di Azione. “Calenda – chiarisce Renzi – ha detto che al momento non ci sta. Penso che sia un errore.
Purtroppo lui è abituato a lasciare le cose a metà, come ha fatto a Strasburgo e in Campidoglio”. Nulla di nuovo sotto il sole: il leader di Italia Viva, evidenziando le carenze politiche altrui, prova a creare uno spazio politico nuovo. Prossima tappa: elezioni europee 2024.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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