Con buona pace di Letta e del suo «ottimismo», la luce in fondo al tunnel ancora non si scorge. Secondo i dati resi noti oggi dall'Istat, a novembre l'inflazione su base annua frena allo 0,7%: il livello più basso di crescita dei prezzi al consumo dal 2009. Ma su base mensile emerge invece il terzo calo consecutivo dello 0,3%.
Tutto questo per il Codacons non basta e dimostra solo che i consumi sono in caduta libera e che le famiglie sono sul lastrico. Nessuna vera ripresa economica sarà possibile fino a che non sarà ridata capacità spesa agli italiani, almeno a quella parte della popolazione che non riesce nemmeno a pagare le bollette o che deve aspettare l'arrivo dello stipendio per andare al supermercato, sostiene l'associazione dei consumatori.
Tradotto in cifre, la frenata dell'inflazione equivale comunque in termini di aumento del costo della vita ad una stangata pari a 250 euro per una famiglia tipo di tre persone. Una cifra, cioè, superiore a quello che sarà forse il beneficio massimo che ci sarà in busta paga con la riduzione del cuneo fiscale, pari a 225 euro o all'eliminazione dell'Imu sulla prima casa, il cui versamento medio è stato pari a 225 euro.
Senza considerare che nel frattempo è aumentata l'Iva, che restano le incertezze sulla seconda rata dell'Imu in scadenza fra quattro giorni e che comunque basterà la Iuc per annullare la gran parte del vantaggio derivante da queste riduzioni fiscali. «In queste condizioni è evidente che i consumi sono destinati ancora a scendere, le imprese, conseguentemente, a non vendere e la disoccupazione ad aumentare», è la fotografia in grigio scattata del Codacons.
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