Corte costituzionale, ottava fumata nera: le opposizioni non votano

La maggioranza punta su Francesco Saverio Marini, consigliere giuridico della Meloni, ma l'obiettivo minimo dei 363 voti non viene raggiunto. Il centrosinistra non partecipa

Corte costituzionale, ottava fumata nera: le opposizioni non votano
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Niente fumata bianca nemmeno nel primo pomeriggio di oggi per l'elezione dell'ultimo giudice della Corte Costituzionale di stretta competenza del Parlamento. Alle ore 12.30 era scattato l'inizio ufficiale delle votazioni da parte di Camera e Senato, riuniti in seduta comune a Montecitorio, per scegliere il componente della Consulta che andrà a sostituire Silvana Sciarra, il cui mandato è terminato poco meno di un anno fa. Il centrodestra puntava ad eleggere il suo candidato: ovvero Francesco Saverio Marini, consigliere giuridico della presidente del Consiglio, Giorgia Meloni. La scelta, però, è stata nettamente respinta da tutte le opposizioni, pronte a disertare il voto anche per evitare sorprese nel segreto dell'urna, e quindi alla fine Fratelli d'Italia, Lega, Forza Italia e Noi Moderati ha annunciato di non volere andare alla conta: "Le opposizioni decidono di trasformare perfino l'elezione dei giudici costituzionali in terreno di propaganda politica - hanno dichiarato i capigruppo di Camera e Senato del centrodestra -. Hanno deciso di disertare l'Aula nonostante l'esigenza di sostituire dopo 10 mesi un giudice della Consulta. La maggioranza decide nonostante loro di continuare a rispettare le istituzioni e oggi vota scheda bianca". Risultato finale, come pronunciato dal presidente di turno Giorgio Mulè: 323 schede bianche, dieci voti nulli e nove dispersi.

L'obiettivo della maggioranza di governo, chiamata inizialmente a serrare i ranghi, era quella raggiungere quota 363 voti (pari ai tre quinti i componenti dell'Assemblea), che è il quorum richiesto per l'elezione, ma anche questo ottavo tentativo delle Camere non andrà a buon fine perché non si vuole bruciare il nome di Marini. Al momento si parte sempre da 360, vale a dire i 355 parlamentari della coalizione che ha vinto le elezioni nel settembre 2022, a cui dovrebbero teoricamente aggiungersi Lorenzo Cesa e Antonino Minardo - formalmente iscritti al Gruppo Misto della Camera dei Deputati - insieme a Mara Carfagna, Maria Stella Gelmini e Giusy Versace, uscite recentemente da Azione. Per i tre voti mancanti, lo sguardo del centrodestra era rivolto proprio al Misto di Montecitorio: Andrea De Bertoldi, che nelle settimane scorse ha abbandonato Fratelli d'Italia, e Francesco Gallo, eletto con la lista di Sud chiama Nord. Non avrebbe partecipato sicuramente al voto invece Luigi Marattin, ex parlamentare di Italia Viva uscito dal movimento di Matteo Renzi, perché impegnato a Genova per la presentazione di un suo libro.

Nel cosiddetto campo largo, a differenza di quanto avvenuto nel voto sul Consiglio d'Amministrazione della Rai, tutti i membri partiti del centrosinistra non ritireranno la scheda da compilare all'interno dei catafalchi installati. L'appello del Partito Democratico di non partecipare al voto per la Consulta è stato infatti accolto subito da tutti i gruppi di opposizione: dal Movimento 5 Stelle ad Azione, passando per Alleanza Verdi-Sinistra, +Europa e i renziani. Nessuno tra l'opposizione, infatti, intendeva fornire un gancio per eventuali polemiche sui franchi tiratori che, nel segreto dell'urna, potrebbero spianare la strada a Marini. L'unica eccezione rispetto all'"Aventino" è rappresentata da Pier Ferdinando Casini, che continua a considerare anche oggi il voto per il giudice costituzionale "istituzionalmente doveroso"; anche se non è detto che il suo sia a favore del candidato di maggioranza.

La mossa dell'ammucchiata di sinistra scuote la maggioranza: "È istituzionalmente imbarazzante l'atteggiamento delle forze di opposizione, che hanno trasformato in un ring di spartizione partitica un dovere così importante del Parlamento - si legge sempre nella nota dei capigruppo di Fdi, Lega, Fi, e Nm -. La sinistra è arrivata addirittura ad imporre ai propri parlamentari di non ritirare la scheda, temendo che, di fronte all'emersione in sede parlamentare di un nome autorevole, potessero saltare i propri diktat". Per il centrodestra appare quindi "molto grave precludere la libertà di giudizio e di espressione a deputati e senatori, che sono stati di fatto limitati nell'esercizio delle proprie funzioni". E ben poca solidità hanno le "preclusioni della sinistra verso eventuali candidati che hanno in qualche modo hanno collaborato con l'attuale governo, visto che in passato, e senza polemica alcuna, sono state elette alla Corte personalità che avevano avuto significativi ruoli non solo in politica ma anche nei partiti che le proponevano".

Soltanto per quel senso dello Stato e di responsabilità che "è proprio del centrodestra i nostri parlamentari voteranno, per l'ultima volta, scheda bianca, auspicando che anche nell'opposizione prevalga il rispetto delle istituzioni piuttosto che le logiche di parte", concludono.

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