Il servizio di Report su Silvio Berlusconi "appartiene alla categoria del peggior pattume mediatico-giudiziario". Parola di Marina Berlusconi, presidente di Fininvest e del gruppo Mondadori.
Il programma condotto da Sigfrido Ranucci "ha tentato di riesumare le infamanti, paradossali accuse di una presunta vicinanza di mio padre alla criminalità organizzata" sostiene la figlia del compianto Cavaliere che ricorda come quelle accuse siano "ormai vecchie un quarto di secolo e tutte regolarmente sepolte sotto le plurime archiviazioni decise, sempre su richiesta degli stessi inquirenti, dai Tribunali di Palermo, di Caltanissetta e di Firenze". Marina Berlusconi ricorda, inoltre, che"Silvio Berlusconi è sempre stato in prima fila contro tutte le mafie" e che "i suoi governi hanno varato normative e ottenuto risultati che nessun altro esecutivo italiano può vantare: dalla stabilizzazione del carcere duro per i boss mafiosi (il cosiddetto 41 bis) nel 2002, all'Agenzia nazionale per la gestione dei beni sequestrati ai mafiosi nel 2010, fino al primo Codice antimafia nel 2011".
Questo è il metodo Report: rivangare vecchie storie che non hanno alcun valore politico o giudiziario. Recentemente era successa una cosa analoga con un'inchiesta sull'attuale ministro della Cultura intitolata: "Il pedigree politico di Alessandro Giuli: il racconto di Rainaldo Grazianì”. In quella puntata di Report vennero ripercorsi gli esordi politici di Giuli che hanno inizio dentro Meridiano Zero, formazione della destra extraparlamentare."E c'era bisogno che lo dicesse Rainaldo Graziani? Lo avevo già scritto io in passato, sul Foglio", commentò lo stesso Giuli, svelando che non si trattava di uno scoop inedito. Insomma, Ranucci, dopo aver suonato la grancassa, mandò in onda l’ennesimo flop giornalistico. E non è l’unico. La serie di inchieste condotte da Report che non hanno portato a nulla di concreto è lunga e ha un unico obiettivo: screditare l’avversario politico di turno. Il programma di Ranucci, in quella stessa puntata che andò in onda in pieno silenzio elettorale, proprio mentre erano aperte le urne in Liguria per eleggere il nuovo presidente di Regione, affrontò il tema dell’inchiesta giudiziaria che ha portato Giovanni Toti alle dimissioni.
Il bersaglio preferito è ovviamente il centrodestra, ma a volte questa ossessione può avere delle ripercussioni importanti. Sigfrido Ranucci e il giornalista Giancarlo Mottola, infatti, come ha rivelato Il Giornale, rischiano la condanna in quanto accusati di concorso in diffamazione aggravata in due distinti processi in corso a Varese. Tra le parti lese troviamo il ministro dell'Economia Giancarlo Giorgetti, sua moglie e Maria Luisa Fontana, figlia del governatore della Lombardia Attilio. Al centro di tutto ci sono due servizi risalenti all’ottobre 2020 che riguardano presunti favoritismi che il ministro Giorgetti avrebbe fatto ad alcuni “amici e colleghi di partito”, mentre al presidente della Regione Report imputa un conflitto di interessi legato alla carriera di sua figlia all’interno di Asst Nord Milano.
In autunno, il programma di Raitre era finito nel mirino della commissione di Vigilanza Rai per alcune inchieste su esponenti del centrodestra. Sotto la lente d’osservazione dello scrupoloso Ranucci, però, è finito anche il mondo del renzismo.
Per settimane si occupò del caso di Banca Etruria e del misterioso incontro all’autogrill tra Matteo Renzi e l’agente dei servizi Marco Mancini. Cosa rimane di tutto ciò? Niente, a parte l'ormai noto 'tanto rumore per nulla' di shakespeariana memoria...
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