Elezioni europee 1979: l'inizio del grande sogno (o miraggio) comunitario

Tra il 7 e il 10 giugno di 45 anni fa i cittadini di nove Paesi dell'Europa poterono eleggere per la prima volta i propri rappresentanti a livello continentale: la liberale francese Simone Veil diventò la prima presidente del Parlamento Ue

Elezioni europee 1979: l'inizio del grande sogno (o miraggio) comunitario
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"Qualunque siano le nostre convinzioni politiche, siamo tutti d'accordo che l'elezione del Parlamento Europeo a suffragio universale sia un traguardo storico, arrivato in un momento cruciale per le persone della Comunità Europea. Tutti i suoi membri devono affrontare tre grandi sfide: conservare la pace, la libertà e la prosperità, ed è evidente che potranno farlo soltanto all'interno della dimensione europea". Con queste parole pronunciate da Simone Veil si aprì ufficialmente la prima legislatura politica comune a livello europeo. La celebre liberale francese - femminista, europeista e sopravvissuta alla deportazione nazista durante la Seconda guerra mondiale - tenne il suo discorso da prima presidente dell'Europarlamento il 17 giugno 1979 a Strasburgo, a tre anni di distanza dall'incontro di nove ministri degli Esteri dei Paesi aderenti all'Assemblea discendente della Ceca (Comunità europea del carbone e dell'acciaio) che firmarono a Bruxelles l'atto che disponeva per la prima volta la consultazione elettorale aperta a tutti i 180 milioni di cittadini dei nove Paesi.

Il contesto geopolitico di fine decennio

Alla fine degli anni '70, il mondo era in subbuglio: milioni di persone sognavano un mondo diverso, con maggiore democrazia, libertà, guadagni migliori e finalmente la pace. Le donne chiedono l'uguaglianza, ma queste speranze sembrano secondarie di fronte al continuo conflitto tra Stati Uniti e Unione Sovietica, che non lasciano alternative politiche agli altri popoli. Il 1979, in particolare, è un anno di transizione per gli equilibri geopolitici: l'ayatollah Khomeini guida la rivoluzione islamica in Iran, l'incidente di Three Mile Island scuote gli Usa, il neo papa Giovanni Paolo II viaggia in Polonia, Margaret Thatcher è eletta primo ministro nel Regno Unito, mentre François Mitterrand era in procinto di prendersi la Francia da lì a pochi mesi. L'Italia era reduce da elezioni nazionali anticipate che avevano visto la non-vittoria di Democrazia Cristiana e Partito Comunista, conseguenza della strage di via Fani e della morte di Aldo Moro avvenute un anno prima.

In origine le prime elezioni europee dovevano tenersi nel 1978, ma alcuni stati non fecero in tempo ad adeguare le proprie leggi elettorali al nuovo organo (in Italia la legge è praticamente quella di allora). Ciascun Paese eleggeva una quota fissa di europarlamentari, che dovevano rappresentare tutti i cittadini europei e restavano in carica fino alla fine della legislatura di durata di cinque anni. Il primo Europarlamento eletto dai cittadini aveva 410 parlamentari. Ciascuno dei paesi più popolosi – Francia, Italia, Germania Ovest e Regno Unito – esprimeva 81 seggi; il resto veniva ripartito fra Paesi Bassi, Belgio, Danimarca, Irlanda e Lussemburgo. Un video didattico diffuso in Italia prima del voto spiegava: "I grandi problemi di oggi non li abbiamo solo noi. In Europa per esempio ci sono oltre 6 milioni di disoccupati, e la maggior parte di essi sono giovani. Tutti i Paesi della comunità ne sono consapevoli e cercano insieme le soluzioni per uscire dalla crisi: perché ogni problema diviso per nove è un po' meno grosso".

I risultati delle elezioni europee di 45 anni fa

L'affluenza generale fu molto elevata: 62% (record mai più battuto). Le elezioni furono vinte dal Partito Socialista Europeo, che ottenne il 27,6% dei voti staccando di un punto e mezzo i Popolari, il principale partito di centrodestra. Le forze conservatrici controllavano comunque la maggioranza relativa dell'Aula, poiché sparpagliati fra Popolari (di ispirazione cristiano-democratica), Democratici Europei (il gruppo dei Conservatori britannici, che con 61 parlamentari furono la delegazione nazionale più numerosa) e Democratici Progressisti, il gruppo politico della destra gollista francese. In Italia, affluenza altissima: 85,6%, impensabile oggi. Alle europee sia la Dc sia il Pci persero qualche consenso rispetto alle Politiche di una settimana prima e scesero rispettivamente al 36% e al 29,5%: aumentò invece il Partito Socialista, terzo con l'11%. Tutte le altre forze ottennero meno del 5% ma, non essendoci ancora la soglia di sbarramento, ben otto partiti riuscirono a eleggere almeno un eurodeputato.

Tra gli eletti più in vista ci furono soprattutto il segretario del Partito Comunista, Enrico Berlinguer, l'ex presidente del Consiglio Mariano Rumor e Salvo Lima, che poi rimase in carica fino alla sua morte nel 1992. Tra il 7 e il 10 giugno 1979 la grande speranza (o illusione) europea ebbe quindi autenticamente inizio.

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