Nell'autunno del 2012 la politica italiana vive una fase particolarmente surriscaldata. In carica c'è il governo dei tecnici presieduto da Mario Monti e da lì a pochissimo si tornerà al voto per rinnovare i componenti della Camera e del Senato. Utilizzando un paragone della Formula 1, con la sua presenza l'ex commissario europeo sta sostanzialmente fungendo da safety car: tutte le autovetture dei partiti stanno scaldando i motori e le gomme in vista della campagna elettorale dell'inizio del 2013. Rispetto alla tornata nazionale precedente, tutto è cambiato: il centrodestra si è letteralmente spaccato in due dopo la scissione di Gianfranco Fini dal Popolo delle Libertà guidato da Silvio Berlusconi.
Nonostante la rottura che ha provocato la nascita di Futuro e Libertà per l'Italia, l'allora presidente della Camera dei Deputati non ha mai optato per un passo indietro come terza carica dello Stato: una scelta che gli scatena da tempo diverse critiche, tra cui (la più pesante, probabilmente) quella di una certa intelligenza con il nemico: ovvero la sinistra. È in questo contesto che va in scena un duello televisivo particolarmente frizzante negli studi di Ballarò, su Rai3. Dall'altra parte della barricata rispetto a Fini, è ospite Roberto Formigoni, presidente della Regione Lombardia oramai in odore di dimissioni viste le numerose indagini a carico di molti esponenti della sua giunta, compreso lui stesso.
Il duello ad alta tensione tra Fini e Formigoni
Nella puntata del 2 ottobre 2012, il presidente di Montecitorio invita il Parlamento ad approvare subito il ddl corruzione, perché al suo interno "ci sono le norme sull'incandidabilità": "Va cambiata la Costituzione per quanto riguarda i controlli sulla spesa delle regioni. Fu sbagliato abolire i comitati regionali di controllo". Il governatore lombardo (saldamente nel PdL) gli replica immediatamente: "Il titolo V della Costituzione è stato cambiato dalla sinistra", per poi sottolineare che le spese delle regioni sono sotto il controllo della Corte dei Conti. Il botta e risposta vede Fini ricordare che la Camera ha approvato per i propri gruppi parlamentari la certificazione dei bilanci da parte di una società esterna e poi Formigoni precisare che la Lombardia ha applicato questa norma prima di quel ramo del Parlamento.
Il livello della tensione si alza a dismisura. L'ex leader di Alleanza Nazionale rimbecca il presidente di Regione per avere addossato solo al centrosinistra una serie di colpe. "Capisco che tu sia nervoso, ma non puoi difendere l'indifendibile". "Questo lo dici tu, che ti devi ricreare una verginità politica", risponde a strettittismo giro Formigoni. "Ma che faccia tosta", ribatte Fini che poi in un altro scontro verbale preferische infierire: "Tranquillo, che poi ti chiama Berlusconi e ti dice come sei stato bravo che hai attaccato i comunisti". "Questo forse lo faceva con te", chiosa Formigoni. Quest'ultimo aveva provocato il suo diretto interlocutore con questa domanda: "Lo sai quanti presidenti di Regione di centrosinistra che sono sotto indagine?".
"Ma non è questo il problema..."; "Sto parlando io e tu non devi interrompermi. Stai calmo, mi sembri eccessivamente nervoso", è la conclusione del faccia a faccia di undici anni fa.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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