Gli esponenti politici del centrodestra? Sono dei "fascist chic". Parola di Pier Luigi Bersani. Non "contento" di essere andato finalmente in pensione, dopo gli ultimissimi anni parlamentari non particolarmente esaltanti in Articolo 1, l'ex segretario del Partito Democratico oramai può frequentare soltanto i salotti televisivi "amici" per non finire presto nel dimenticatoio. Là si può così permettere di sputare sentenze ed esprimere pareri sull'attualità politica come se fosse un passante della strada che viene fermato casualmente da una troupe televisiva - che vorrebbe inserirlo in una vox populi sul governo - mentre probabilmente sta guardando dei cantieri.
Ospite di Accordi o disaccordi, su Canale 9, Bersani viene sollecitato dal conduttore Luca Sommi a dire la sua sul nuovo corso di Elly Schlein come nuova leader nazionale del Pd. Del resto l'ex ministro dello Sviluppo economico aveva apertamente sostenuto la deputata durante la fase delle primarie aperte del partito e, proprio sulla scia di quella sua vittoria, ora si starebbe apprestando a tornare in quel movimento che aveva "dovuto" abbandonare perché considerato dai vari D'Alema e Speranza ormai completamente "renzizzato".
A un certo punto della puntata, mentre si parlava dei temi legati al lavoro e all'immigrazione, Sommi gli chiede se la Schlein abbia fatto un inizio forse troppo timido rispetto alle aspettative di chi l'aveva votata. Bersani risponde che apprezza che il messaggio della nuova segretaria sia arrivato nel mondo giovanile. Dopo di che ne approfitta per lanciare una pesante stoccata nei confronti della maggioranza di governo. "Questa storia del radical chic non la sopporto più. Adesso che la destra vuole vendersi come destra dei poveri, quella sociale del lavoro, vogliamo parlare un po' dei fascist chic? Facciamo una rubrica. Perché prendersela con i radical chic, a me – che non sono radical chic - girano un po'. Sarà anche ora di finirla!".
Ora, al di là del fatto che utilizzare l'aggettivo "fascisti" non sia esattamente un elemento originale in mano alla sinistra, ma risulta francamente ridicolo da un ex esponente di spicco del Partito Democratico che si neghi come ci siano stati rappresentanti passati e presenti ascrivibili a quell’area che hanno mostrato atteggiamenti alla gauche caviar. Basti pensare a un Fausto Bertinotti d'annata: quello dei maglioncini di cashmere nelle serate-salotti denominati "BertiNight" e alla chiusura della fallimentare campagna elettorale della sua Sinistra Arcobaleno nell'Hard Rock Cafè in via Veneto, a Roma, nell'aprile 2008. Non esattamente un luogo storicamente caro ai simpatizzanti di estrema sinistra.
Come dimenticare, poi, delle scarpe e della barca a vela del due volte presidente del Consiglio Massimo D'Alema. Per non parlare della tessera numero 1 del Partito Democratico: quel Carlo De Benedetti simbolo del mondo radical chic. La stessa Elly Schlein non ha voluto assolutamente essere da meno, facendosi ospitare più che volentieri a cena nell'attico di Claudio Baglioni ai Parioli in compagnia di vip dello spettacolo, e confidando apertamente di pagare diverse centinaia di euro all'ora una persona che le consiglia i colori dei vestiti da indossare. In tutto questo, la deriva che negli ultimi anni il Pd ha intrapreso ha fatto sì che il "partito della ZTL": anche le più recenti elezioni dimostrano infatti come solo nei centri storici delle principali città - dove abitano i ceti più abbienti - trionfa la sinistra. Per il resto, è desolazione assoluta di consensi.
Proprio in quelle periferie dove quella ideologia era originariamente nata e cresciuta a livello di mobilitazione sociale. E, quando a parlare è il voto democraticamente espresso dai cittadini, c'è ben poco da delirare su "fascisti". O "fascist chic" che dir si voglia.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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