“Illegittimità costituzionale”. De Luca notifica il ricorso contro l’autonomia differenziata

Il ricorso della Campania si articola in 15 motivi riferiti sia al procedimento delineato dalla legge Calderoli per la sottoscrizione delle intese con le singole Regioni, sia ai contenuti e agli effetti delle stesse intese e ai presupposti per l'attribuzione di forme di autonomia più ampie, connessi alla determinazione dei Lep

“Illegittimità costituzionale”. De Luca notifica il ricorso contro l’autonomia differenziata
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Il fronte delle Regioni rosse si muove contro l’autonomia differenziata. Oggi pomeriggio è stato notificato alla presidenza del Consiglio dei ministri il ricorso con il quale la Campania chiede alla Corte Costituzionale di dichiarare la illegittimità costituzionale della legge Calderoli. La Regione guidata da Vincenzo De Luca, rappresentata dal professore Francesco Marone, ha presentato un documento articolato in 15 motivi, riferiti “sia al procedimento delineato dalla legge Calderoli per la sottoscrizione delle intese con le singole Regioni, sia ai contenuti e agli effetti delle stesse intese e ai presupposti per l’attribuzione di forme di autonomia più ampie, connessi alla determinazione dei Lep”, ossia dei livelli essenziali di prestazione.

Entrando nel dettaglio del ricorso presentato dalla Campania, la legge sull’autonomia differenziata consentirebbe “una devoluzione di competenze alle Regioni così ampia e incontrollata, anche in materie riguardanti diritti fondamentali e servizi di civiltà come la sanità, la scuola pubblica, la previdenza integrativa, la protezione civile, da minare la stessa sovranità dello Stato e rompere l’unità nazionale e l’eguaglianza dei cittadini delle diverse aree del Paese". Sempre secondo la Regione del piddino De Luca, il ruolo del Parlamento sarebbe del tutto svilito in favore di Palazzo Chigi, con il premier che si vedrebbe“affidato in esclusiva il potere di limitare l’oggetto delle intese”.

Il ricorso notificato oggi evidenzia inoltre che in contrasto con le norme costituzionali, la legge sull’autonomia differenziata “contiene mere affermazioni di principio sulla determinazione dei Lep, come confermato dall'espressa previsione di invarianza finanziaria”. E ancora, le modalità attuative dell’art. 116, comma 3 della Costituzione adottate dalla legge Calderoli ne tradirebbero lo spirito determinando “un sistema iniquo, volto a realizzare non un progetto 'di autonomia, fattispecie lecita, ma più correttamente di secessione, evento illecito, che si colloca fuori dell’ordinamento costituzionale’”, citando l’intervento in audizione della professoressa Giovanna De Minico.

In chiusura, il ricorso rimarca che nel testo vi sarebbe una“gravissima violazione” dei principi di legalità, poiché l’individuazione dei livelli essenziali di prestazione viene affidata al governo senza predeterminare alcun principio o criterio direttivo, in contrasto con la Costituzione.

E, ancora, “si affida l’intesa ad una trattativa con il Governo, mortificando il ruolo delle Conferenze, in violazione del principio di leale collaborazione e impedendo di verificare le ricadute dei singoli percorsi sull'insieme delle Regioni e su tutta la rete delle autonomie locali".

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