Le forze dell'ordine dicono basta. Il 25 novembre è stata annunciata una manifestazione congiunta delle principali sigle sindacali, che scenderanno in piazza a Torino, davanti alla prefettura, per gridare la loro rabbia contro le continue aggressioni che sono costrette a subire in qualunque servizio siano chiamate a svolgere. "Noi, servitori dello Stato, quotidianamente impegnati nella tutela dei cittadini, delle istituzioni e dello Stato di diritto democratico, siamo vittime di attacchi ideologici e strumentalizzazioni politiche che mirano a delegittimare la nostra missione", si legge nel manifesto congiunto della manifestazione, firmato dai sindacati della Polizia di Stato, dei Carabinieri, della Polizia Penitenziaria, della Guardia di Finanza e dell'Esercito.
"È inaccettabile che chi rischia la vita per la sicurezza del Paese venga denigrato o sfruttato per tornaconti 'politici'. Una parte della politica, sostenuta da un sistema mediatico di parte, distorce la realtà per colpire questi lavoratori, ignorandone il sacrificio e l’abnegazione nella difesa della Patria e della collettività", scrivono ancora i sindacati nelle motivazioni che li portano in piazza. È molto raro che le forze di polizia e militari arrivino a questo punto ma, evidentemente, la misura è ormai colma: "Le associazioni e i gruppi antagonisti, che promuovono il caos e l’odio ideologico, devono essere fermati con decisione, senza giustificazioni o protezioni, a prescindere dal loro colore politico".
Manca, proseguono nel loro manifesto, "rispetto per chi veste una divisa nelle piazze come negli istituti di pena: mancare di rispetto alle forze dell’ordine significa minare i principi fondamentali dello Stato e dei valori democratici". In questo contesto di continua giustificazione per le violenze e di silenzio per tornaconto politico, "la tolleranza verso chi diffonde violenza e instabilità non è solo irresponsabile, ma rappresenta un pericolo reale per l’intera società". La goccia che ha fatto traboccare il vaso è la manifestazione di venerdì per il "No Meloni Day": a Torino ci sono stati quasi 20 agenti intossicati da un ordigno al cloro fatto esplodere tra le linee degli schieramenti della Polizia di Stato. Quel giorno i manifestanti sono perfino riusciti ad assaltare la Mole Antonelliana, ad ammainare la bandiera italiana per issare quella palestinese sulla balaustra principale.
"L’evanescenza dell’autorevolezza delle forze dell’ordine mina gravemente l’efficienza e l’efficacia dei servizi di ordine pubblico, come quelli del controllo del territorio finanche all’interno degli istituti di pena. Questa debolezza percepita alimenta e favorisce le frange più estreme e violente, che approfittano di una totale impunità per intensificare le proprie azioni distruttive e minare ulteriormente la sicurezza collettiva", si legge ancora nel manifesto con il quale viene annunciato lo sciopero.
"È indispensabile ripristinare con urgenza il pieno rispetto dell’autorità e della legalità, rafforzando strumenti, risorse e formazione culturale per contrastare con determinazione tali derive. Le Forze dell’Ordine ed i militari sono operatori di pace, schierati contro ogni forma di odio e violenza; tuttavia, quando necessario, hanno il dovere di difendersi e difendere il Paese, utilizzando ogni mezzo consentito dalla Legge per ripristinare l’ordine e garantire la sicurezza pubblica", sottolineano ancora. Non concepibile che vengano accusati di essere "squadristi" e "fascisti" se, nel contesto di un attacco, utilizzano lo sfollagente.
Non è accettabile che la politica passi all'attacco delle forze dell'ordine se queste svolgono il proprio dovere, difendendo gli obiettivi sensibili e se stessi in caso di carica da parte dei manifestanti. Manifestanti che spesso scendono in piazza muniti di armi improprie per amplificare la propria efficacia d'attacco, ben sapendo di essere tutelati da una certa politica che per interessi elettorali li difende a scapito dagli agenti. "È tempo che le istituzioni intervengano con azioni concrete e risolutive.
Si alza oggi un appello forte: rispetto e protezione per tutti gli uomini e le donne in divisa, madri, padri e figli che, come tutti i lavoratori, meritano dignità e condizioni di lavoro sicure. Non possiamo più essere considerati strumenti sacrificabili, sottopagati e lasciati soli ad affrontare angherie e violenze".- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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