Incidenti nei cortei, altro che repressione: cosa dicono i numeri

La sinistra parla di clima autoritario e di libertà sotto attacco, ma i dati dicono tutt'altro. Il vero bersaglio nei cortei infuocati sono le forze dell'ordine

Incidenti nei cortei, altro che repressione: cosa dicono i numeri
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Da settimane le strade di diverse città italiane sono teatro di manifestazioni che nella maggior parte dei casi vanno in un'unica direzione: scagliarsi contro lo Stato di Israele ed esprimere solidarietà al popolo della Palestina. In tutto ciò regna un silenzio tanto assordante quanto imbarazzante sulla strage commessa da Hamas il 7 ottobre, tra bambini decapitati e famiglie massacrate. Ma, al di là della linea di pensiero, c'è un elemento che puntualmente provoca ampio dibattito: di fronte a scontri con le forze dell'ordine si punta il dito contro gli uomini in divisa e si accusa il governo di aver provocato un'aria di repressione. Ma i numeri dicono tutt'altro.

Le cifre infatti parlano di un'altra realtà e fotografano una situazione ben diversa rispetto alla narrazione di una certa sinistra che vuole far passare il messaggio ai danni del nostro Paese, come se in Italia ci fosse un regime autoritario che silenzia il dissenso e ordina di prendere a manganellate i protagonisti delle manifestazioni. C'è un punto che non può sfuggire: guai a pensare di limitare le libertà in una democrazia, ma al tempo stesso è necessario scendere in piazza in maniera pacifica senza essere guidati dalla volontà di provocare gli agenti che operano per garantire la sicurezza pubblica.

Quanto ai numeri, è stato il ministro dell'Interno Matteo Piantedosi - intervistato dal Corriere della Sera - a fissare un paletto di verità da cui è imprescindibile partire per affrontare il discorso: è falso affermare che ogni manifestazione in Italia è segnata dalle manganellate. La tesi del titolare del Viminale si basa sui dati che emergono: da più un anno le manifestazioni pubbliche gestite dalle forze dell'ordine sono state oltre 13mila, "e di queste solo una minima parte ha fatto registrare incidenti". Dunque nella gran parte dei casi gli animi non si sono infuocati e la situazione è rimasta in un perimetro di tolleranza.

Purtroppo non sempre si può contare sulla collaborazione di chi protesta. Non a caso Piantedosi ha fatto notare che di fronte a contesti animati si è registrata "una prevalenza di feriti tra le forze dell'ordine rispetto ai manifestanti". L'impegno si è ovviamente fatto via via più forte dal momento in cui il conflitto tra Israele e Palestina si è riacutizzato.

Dal 7 ottobre 2023 (giorno dell'attacco di Hamas) le manifestazioni sono state più di mille e, ha spiegato il ministro dell'Interno, "soltanto nel 3% dei casi si sono registrati incidenti".

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