Punto primo. Sia chiaro: uno scrittore può chiamare «bastarda» il presidente del Consiglio; o anche «stronza». Ma un dirigente Rai che cosa fascista! - non può permettersi di dare dell'«infame» a un giornalista. La libertà di insulto, si sa, è come certi conduttori. Fluida.
Punto secondo, che è una conseguenza. Massima, totale, incondizionata, inginocchiata solidarietà a Corrado Formigli, un esempio di integrità e coraggio (che non sarà infame però, insomma, quando dice «Sono sempre stato alla larga dai partiti» diventa comico). Lo ripetiamo: l'insulto di Paolo Corsini a Formigli è vergognoso. Speriamo solo che adesso
la vittima non diventi vittimista e ci faccia sopra tre-quattro puntate.
Bene. Adesso passiamo al punto successivo. Che è questo. Una collega ci ha ricordato di quando i renziani che non avevano digerito l'intervista al loro leader sulla sua chiacchierata villa di Firenze, andata in onda a Piazzapulita pubblicarono per vendetta sui social foto, piantine e indirizzo dell'attico romano di Formigli. Una cosa, a pensarci, più mafiosa dell'aggettivo «infame» (un po' come quando Sigfrido Ranucci manda pizzini al governo annunciando puntate esplosive di Report).
Lo diciamo avendo buona memoria e brutti ricordi
- a quelli che si accorgono delle porcherie, di cui una certa parte politica è maestra, solo quando arrivano dalla parte opposta.
E per il resto, noi siamo ottimisti. Non bisogna mai disperare. A volte i fascisti si pentono.
Al contrario degli infami.
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