Intesa in Senato: no al carcere, multe più basse

La maggioranza trova l'accordo sul ddl diffamazione. Nel testo no alla galera e tetto di 50mila euro alle ammende

Il direttore del Giornale Alessandro Sallusti
Il direttore del Giornale Alessandro Sallusti

Roma - Nell'aula del Senato Luigi Li Gotti dell'Idv tira fuori dal cappello il coniglio che potrebbe salvare Alessandro Sallusti e la legge sulla diffamazione al tempo stesso: una mozione parlamentare congiunta che impegni il governo a istruire la pratica per la grazia da parte del Quirinale al direttore de Il Giornale. Eppure, non trova proseliti. «Le grazie le fanno i santi - dice il capogruppo del Pdl Maurizio Gasparri- il Parlamento deve essere capace di fare una buona legge».

E, al termine di una riunione durata oltre tre ore, la maggioranza ha trovato un'intesa in extremis sul disegno di legge: non ci sarà il carcere per chi diffama e la sanzione massima sarà di 50mila euro, invece dei 100mila inizialmente prospettati. Per quanto riguarda la rettifica online, questa riguarderà solo le testate giornalistiche e gli articoli che vi saranno pubblicati. Nessun obbligo di rettifica, invece, per i commenti.

Nel pomeriggio si parlava addirittura di una strada più semplice, che piaceva ad alcuni nel Pdl e nell'Idv: approvare solo il no al carcere, rinviando all'esame della commissione Giustizia tutto il resto.

Ma poi il Pd ha insistito per correggere quella che si delineava come una «legge orribile», secondo la capogruppo Anna Finocchiaro, riportando tutto il testo in Commissione. Ipotesi che avrebbe allungato a dismisura i tempi. Il Pdl si è opposto, ottenendo una sospensione della seduta per lavorare all'intesa. Che si è trovata nella lunga riunione di capigruppo e membri della Commissione: oggi alle 9,30 si ricomincerà a discuterne in Aula.

Il testo prospettato in questi giorni rischiava, infatti, di essere una cura peggiore del male: da giorni montavano le polemiche su una riforma del reato di diffamazione a mezzo stampa che avrebbe dovuto cancellare la detenzione per i giornalisti, ma che avrebbe rischiato di peggiorare la situazione con multe salatissime, gravi provvedimenti disciplinari e un bavaglio ai siti internet.

Il ddl doveva viaggiare a tappe forzate, nella speranza di intervenire prima dell'esecuzione della condanna di Sallusti a fine mese, e invece dalla sede deliberante in Commissione dove tutto si doveva chiudere la scorsa settimana si è passati all'aula con 140 emendamenti e i tempi si allungano ogni giorno di più.

È già slittato l'appuntamento alla Camera, fissato di fronte all'assemblea per il prossimo lunedì 29. Quel giorno, invece, di fronte all'andamento incerto del provvedimento al Senato, i capigruppo decideranno una nuova data per esaminare il ddl.

Ma il Senato, quando metterà la parola fine al suo lavoro? «L'obiettivo - spiega Gasparri - è di rendere il ddl più snello utilizzando gli emendamenti presentati. Molte questioni sono state chiarite, ma restano ancora dei nodi da sciogliere, come quello del web che è il tema più complesso di tutti. Non è detto poi che il voto debba essere unanime».

Anche la Finocchiaro si dice convinta che oggi si possa arrivare ad un provvedimento «erga omnes», modificando anche le regole sulla responsabilità oggettiva del direttore del Giornale, la rivalsa sul fondo dell'editoria e il coinvolgimento degli editori, l'interdizione come pena accessoria obbligatoria.

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