Magistrati, più dei test serve l'imparzialità

Nell'ambiente forense è molto popolare un detto, che si fa risalire al periodo di Alessandro Magno: "Studia, figlio mio, altrimenti finirai a fare il pubblico ministero"

Magistrati, più dei test serve l'imparzialità
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Gentile Direttore Feltri,
adesso i futuri magistrati saranno sottoposti a test sulla personalità, cioè a test psico-attitudinali volti a verificarne l'idoneità psichica. Cosa pensa dell'introduzione di questa innovazione per selezionare i giudici? Io penso che sia giusto che coloro i quali sono chiamati a giudicarci, incidendo in modo così importante sulla nostra esistenza, siano individui equilibrati e che questo aspetto venga verificato e pure certificato da chi di dovere. Magari introducessimo i medesimi esami non soltanto per quelli che amministrano la giustizia ma anche per quelli che amministrano la cosa pubblica, quantunque questi siano democraticamente eletti.
Alessandro Barbaro

Caro Alessandro,
nell'ambiente forense è molto popolare un detto, che si fa risalire al periodo di Alessandro Magno: «Studia, figlio mio, altrimenti finirai a fare il pubblico ministero».

Gli antichi avevano individuato il problema, che non risiede nella sanità mentale dei magistrati, bensì nelle loro capacità, che a me non sono mai parse all'altezza del delicatissimo compito che pure essi rivestono. Per carità, lo stesso si potrebbe obiettare riguardo a molte altre categorie (politici, prima di tutto, come tu stesso fai notare, peraltro), ma il punto è che nessuno come un magistrato ha il potere di decidere della vita delle persone. E non di rado le decisioni che essi prendono sono sciagurate. Un magistrato capace non si fa sedurre dal fascino della notorietà, non passa notizie ai giornalisti, non cerca il consenso del popolo, non si compiace degli arresti in massa che poi sfociano quasi sempre in rilasci in massa, non senza avere prima distrutto le esistenze dei malcapitati, non rincorre la celebrità, non mira a divenire un personaggio, non punta ad essere considerato un eroe. Insomma, un magistrato capace, ossia un bravo magistrato, applica con imparzialità, razionalità e rigore, e senza distorcerla, la legge. Ma questi magistrati qui, quelli mossi dal solo amore per il diritto, per la Giustizia, non fanno carriera. Anzi, più sono bravi, più rifuggono dalle correnti, dissociandosi dall'obbligo di essere inquadrati in una determinata categoria ideologica e politica, più sono bravi, più vengono osteggiati dai loro stessi colleghi, magari per invidia (vedi il caso dell'ex consigliere di Stato Francesco Bellomo, un perseguitato che la Giustizia tuttavia non ha potuto fare a meno di assolvere in ben sei tribunali e per tre gradi di giudizio ciascuno). Quindi, sì, un controllo ci vuole, è opportuno, è necessario.

Tuttavia, temo che quello affidato agli psicologi si rivelerà un buco nell'acqua.

In merito ai test psico-attitudinali per i politici, sono convinto che le Camere, così come i consigli regionali e comunali, ne uscirebbero svuotate.

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