"Aggressiva" e "allarmante". Gli insulti alla Meloni per la mostra su Tolkien

A più di 50 dalla morte dello scrittorela sinistra si dispera per l'esposizione che gli sarà dedicata. L'accusa è che lo sia fatta per "scopi populistici e nazionalistici"

"Aggressiva" e "allarmante". Gli insulti alla Meloni per la mostra su Tolkien
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Celebrare i cinquant'anni anni dalla morte di John Ronald Reuel Tolkien con una mostra promossa dal ministero della cultura? Non si può fare. Parola del quotidiano britannico The Guardian, che però non è il solo a dire la verità. Tutto parte dall'inaugurazione dell'esposizione dal titolo Tolkien: uomo, professore, autore, che si terrà a Roma a partire dal 16 novembre, alla Galleria Nazionale d'Arte Moderna e Contemporanea, e che verrà inaugurata da Giorgia Meloni in persona. Non è un mistero che il presidente del Consiglio abbia avuto sempre a cuore il genere fantasy espresso da Tolkien e ha più volte dichiarato in più circostanze (e in tempi non sospetti) che la trilogia del Signore degli anelli è sempre stato il suo libro preferito. Quella che andrà in scena dalla prossima settimana sarà un'occasione per celebrare uno scrittore che, come ha affermato il ministro Gennaro Sangiuliano è stato "un cattolico convinto che esaltò il valore della tradizione, della comunità e della storia cui si appartiene: un vero conservatore". Eppure a qualcuno questa mostra non va proprio giù.

Se per il giornale inglese Time con questa mostra la destra "vuole controllare la cultura", The Guardian, in un articolo, ci va ancora più pesante e si chiede: "Cosa sta cercando di ottenere questo governo imprimendo il proprio marchio in modo così aggressivo su una delle saghe fantasy più amate al mondo?". Sostiene inoltre che J. R. R. Tolken venga utilizzato "per scopi populistici e nazionalistici" e poi attacca direttamente e personalmente la premier: "Nell'ultimo anno in molti hanno creduto all'idea che la Meloni sia una 'moderata'. Si sono innamorati dei suoi sorrisi, del suo linguaggio del corpo imbarazzato, del suo linguaggio appena moderato. Sotto la superficie, tuttavia, si nasconde un'agenda culturale profondamente preoccupante". La Stampa si affretta a scrivere un panegirico per spiegare "perché Tolkien non è di destra", mentre Repubblica ci tiene a sottolineare che la mostra verrà "patrocinata dal Mibac con 250mila euro".

L'obiettivo è diventato ormai chiarissimo in tutti questi ultimi mesi: la sinistra ha una tremenda paura di perdere quel monopolio della cultura che ha sempre pensato di avere in mano grazie alla valorizzazione di artisti, critici, scrittori, professori che hanno sempre orbitato in quel mondo. Dopo tanti decenni, l'"egemonia culturale" promossa da Antonio Gramsci sta per crollare e, con essa, tutta quella schiera di "intellettuali organici" che hanno partecipato attivamente a strumentalizzazioni di personaggi storici e culturali per farne propaganda. Adesso (forse) questi recinti stanno per crollare.

Come ricordava Francesco Giubilei nel suo libro intitolato Gli intellettuali di destra e l'organizzazione della cultura quello che è mancato finora alla destra "non è tanto l'elaborazione di idee o di contenuti, ma la realizzazione di una politica culturale e di un'organizzazione della cultura". Adesso che quel "coordinamento tra il mondo della politica e quello della cultura" può veramente essere messo in atto, alla sinistra non resta altro che insultare. E disperarsi.

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