"Non mi pento...". L'odio del prof Montanari continua

Il rettore dell'Università per stranieri di Siena non si pente del post pubblicato il 25 aprile con la frase "tornate nelle fogne" rivolta contro il giornale Il Secolo d'Italia

"Non mi pento...". L'odio del prof Montanari continua
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Nessuna smentita in extremis, nessuna precisazione linguistica. La parola pentimento, a quanto pare, non fa parte del vocabolario del prof rosso per eccezione, Tomaso Montanari. Il rettore dell'Università degli stranieri di Siena che solo pochi gironi fa, nel giorno della Festa della Liberazione, aveva intimato ai presunti fascisti di “tornare nelle fogne”, non fa alcun passo indietro. L’esatto contrario.

Interpellato nel merito da Lilli Gruber, durante l’ultima puntata di Otto e Mezzo su La7, il professore antifascista ribadisce il concetto. “Si è pentito di queste parole poco morbide e nemmeno eleganti?”, ammette perfino la conduttrice rivolgendosi al Rettore in collegamento. “Per nulla, non mi pento, risponde con sprezzo del ridicolo lo storico dell’arte, ormai appiattito da tempo sulle posizioni della sinistra politica più radicale. Il post in questione risale al 25 aprile scorso quando Montanari, rispondendo su X, ha preso un articolo del Secolo d’Italia dedicato a lui e agli scrittori Christian Raimo e Antonio Scurati per sfoderare tutto il suo livore ideologico contro la destra italiana.

"Ma almeno oggi tornate nelle fogne e tacete...", si legge nella nota firmata Montanari e pubblicata sui profili social ufficiali. Una risposta del tutto fuori misura che, ovviamente, ha scatenato reazioni dure sia nel mondo del giornalismo sia in quello della politica. Il primo a rispondere per le rime al professore è stato il diretto del Secolo d’Italia, Antonio Rapisarda. "Caro professore, noi non chiudiamo la bocca. Nemmeno il 25 aprile", ha rilanciato il direttore. Tempestiva anche la reazione della politica con il capogruppo di Fratelli d'Italia alla Camera dei deputati, Tommaso Foti, che ha criticato Montanari per il "linguaggio truculento" tipico degli anni di piombo.

Ma la retromarcia quasi obbligatoria del professore non è arrivata. Non contento degli insulti gratuiti riservati al Secolo d’Italia, il noto critico d’arte rilancia. La toppa, in questo caso, è decisamente peggiore del buco: “Ci sono alcuni giornali – sostiene Montanari – che usano il manganello e l’olio di ricino almeno metaforicamente”. E ancora: “Abbiamo come numero due della Repubblica – dice il prof riferendosi al presidente del Senato Ignazio La Russa – uno che andava in Piazzale Loreto con la foto di Mussolini.

Da qui la conclusione scontata: “Abbiamo una classe di governo che non ha reciso le sue radici fasciste. A distanza di più di una settimana dal commento che ha fatto discutere, a meno di ulteriori sviluppi, gli inseganti “democratici” si rivelano per quello che sono sempre stati: professori dell’odio.

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