"Ora la sinistra non c'è più". Bertinotti smonta il nuovo Pd targato Schlein

L'ex segretario di Rifondazione Comunista critica aspramente il nuovo corso dem: "Ora la sinistra non c'è più. Schlein è una liberal"

"Ora la sinistra non c'è più". Bertinotti smonta il nuovo Pd targato Schlein
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Giorno dopo giorno, passo dopo passo e, soprattutto, intervista dopo intervista il vero “effetto Schlein” sta venendo a galla. Nulla a che vedere con i numeri o con i sondaggi. Nemmeno con i trend elettorali, positivi o negativi. L’effetto targato Schlein è unico nel suo genere e rappresenta quella capacità inimitabile di ricevere critiche aspre da tutte le parti, nessuna esclusa. Dal centrodestra di governo, alla sinistra moderata. Dalla vecchia destra alla sinistra ex comunista. Dal fu Terzo Polo alla sinistra grillina. L’effetto Schlein non fa prigionieri. Perfino Fausto Bertinotti, già segretario del partito della Rifondazione Comunista, riconosce lo stato comatoso della nuova gauche firmata Schlein: “La sinistra è scomparsa, senza anima e senza corpo”.

La profezia di Bertinotti

La sentenza di Fausto Bertinotti, incalzato dal Corriere della Sera, evidenzia ancora una volta, l’ennesima, tutte le contraddizioni del “nuovo corso” dem. La stagione di Elly Schlein, iniziata da più di tre mesi, sta avendo l’effetto contrario di quello sperato. Nessuna apertura del Partito democratico, nessun abbattimento delle correnti e del loro peso, nessun dialogo con l’ala riformista del partito. Insomma, quella“piccola grande rivoluzione”, ribadita nel suo discorso d’insediamento, si è conclusa con un nulla di fatto. E i risultati, inutile nascondersi dietro un dito, sono davanti ai nostri occhi.

“La sinistra – esordisce Bertinotti – non c’è più. È scomparsa, senza anima e senza corpo”. O meglio, aggiunge l’ex presidente della Camera,“esiste una sinistra sociale diffusa priva di rappresentanza istituzionale e politica”. Il motivo è presto detto:“Vota la metà del Paese e la sinistra non ne fa il centro della sua azione, si perde in balletti su alleanze, simboli, flebili vagiti”. Elly Schlein, dal canto suo, non è esente da colpe: “Anche Schlein, spiega Bertinotti – è espressione di quella cultura che in America si rispecchia nei liberal. Non esce dal recinto”. Quello stesso recinto che, inizialmente, Elly Schlein aveva promesso di abbattere.

Se la critica avanzata da Bertinotti è dura ma legittima, la via d’uscita che propone è altrettanto spaventosa. L’ex leader di Rifondazione comunista, purtroppo, non ha dubbi per il futuro prossimo della sinistra: un ritorno alle istanze comuniste dure e pure. In primis, evidenzia Bertinotti, “serve un nuovo anticapitalismo. E per quanto riguarda la proprietà privata, l’ex segretario non fa passi indietro: “Abolirla è un bisogno dell’umanità, un destino dell’uomo, come la pace”.

Un mix di ideologia marxista legata a doppio filo con un forte pacifismo: “Putin – spiega Bertinotti – ha scatenato la guerra, Biden gli ha tenuto il bordone. E l’Europa sta tradendo la sua vocazione pacifista”. Le possibili strade da percorre sono due.

Da un lato, raccogliere criticamente le accuse dei “padri nobili” della sinistra. Dall’altro, eliminare qualsiasi possibilità di dialogo e confronto. Elly Schlein si trova davanti a un bivio, l’ennesimo della sua breve esperienza da segretaria.

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