«Nelle fabbriche, nei quartieri, nelle scuole, nelle carceri, ovunque si manifesti l'organizzazione imperialista va organizzato il potere proletario, l'attacco alle determinazioni specifiche dello Stato imperialista». (da un comunicato delle Brigate Rosse durante il rapimento Moro, 4 aprile 1978).
«Siamo di fronte a un tentativo serio di una svolta autoritaria che mette in discussione la libertà di esistere e la libertà delle persone. Vogliamo rivoltare il Paese come un guanto». (discorso di Maurizio Landini, segretario Cgil, 29 novembre 2024).
Quasi cinquant'anni dopo ritornano parole che invitano gli italiani per usare una frase dello stesso Landini alla «rivolta sociale». Paragone ardito, certo, ma la sola analogia lessicale mette i brividi. Del resto se fossimo in uno «Stato imperialista»
o «autoritario» la lotta Cossiga ebbe a dire «anche armata» - per abbatterlo sarebbe giustificata. Siamo d'accordo, Landini non è Curcio e neppure Franceschini, ma il crescente tasso di irresponsabilità che dimostra lo sta comunque ponendo fuori dalla legittima lotta sindacale e dal confronto democratico tra parti sociali. Perché mai questo Paese, che fino a prova contraria è una democrazia compiuta - magari scalcagnata ma comunque sana - dovrebbe essere «rivoltato come un calzino» fuori dalle aule parlamentari? In nome di chi, da chi, come, con che mezzi, entro quali limiti? I pochi che intendono dare seguito alle parole del capo della Cgil sono già al lavoro: nessuno può garantire che oggi brucino in piazza i manichini del primo ministro e dei ministri solo per fare spettacolo e non come ripiego in attesa di essere in grado di farlo con gli originali in carne ed ossa. Impossibile?
Già, anche nel 1978 nessuno riteneva possibile che Aldo Moro venisse rapito, eppure è accaduto. La Cgil di Landini non sta facendo politica, bensì il benzinaio: getta a terra taniche di parole sperando nel falò.
È qualche cosa che ricorda le mosse della disperazione di un leader che anno dopo anno si è visto mancare la terra sotto i piedi, non perché sottratta da un «governo autoritario», bensì per la sua incapacità di stare dentro il gioco democratico, che tra le altre cose prevede la sovranità del popolo e non quella della sinistra rimasta ferma al 1978.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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