"Alla Camera solo 25 con lei". Schlein non controlla i parlamentari

La nuova segretaria del Pd rischia di non controllare le truppe parlamentari: "A Montecitorio i deputati che l'hanno sostenuta sono 25 su 67"

"Alla Camera solo 25 con lei". Schlein non controlla i parlamentari

Elly Schlein, forte della vittoria alle primarie, non sembra essere altrettanto solida all’interno del partito. Il rischio scissione, ventilato sin dalle prime ore della sua inaspettata vittoria, sembra ancora lontano, ma guai a sottovalutarlo. Gli indizi che vanno in questa direzione sembrano preoccupanti per la tenuta della giovane segretaria: l’addio del fondatore del Pd, Giuseppe Fioroni, le anime riformiste che non si sentono rappresentate, le anime più radicali che la spingono verso il Movimento 5stelle. E anche i gruppi parlamentari del Pd sembrano scappare dal controllo dell’aspirante anti-Meloni. I numeri, sia alla Camera che al Senato, preannunciano una distanza siderale tra la segreteria e suoi parlamentari.

Le divisioni interne al Pd

Le prime ore in Transatlantico, nelle vesti di neo-segretario del Pd, sono una doccia fredda per le aspirazioni di Elly Schlein. Il nodo centrale della questione è sempre lo stesso e colpisce, di volta in volta, tutti i nuovi segretari: i gruppi parlamentari spesso sono formati da persone avverse al cerchio magico del nuovo numero uno. Nel caso di Elly Schlein, i deputati e senatori che non l’hanno appoggiata alle primarie potrebbe diventare preoccupante. “A Montecitorio – rivela la Stampa – i deputati che hanno sostenuto Schlein sono 25 su 67”. Al Senato non va meglio: “17 su 38”.

Il rischio che corre Elly Schlein è grosso: non controllare le truppe parlamentari si traduce in una difficoltà continua nell’imporre una linea chiara al partito. I cosiddetti “lupi” parlamentari, pronti a dissociarsi dalla linea imposta dalla segreteria, non sembrano preoccupare Schlein che risponde piccata: “Li affronteremo”.

Il gap tra riformisti e massimalisti

Insomma, l’ennesima grana per la nuova segretaria e per il Pd, sempre più frammentato al suo interno. Il gap tra riformisti e massimalisti, nel Pd guidato da Schlein, sembra incolmabile. Una distanza che, alla lunga, andrà a erodere il suo successo e modificare la sua posizione politica. Gli attacchi arrivano da tutte le parti, dentro e fuori dal partito. Il Terzo Polo, per voce dell’asse Renzi-Calenda, ha già cominciato la sua crociata anti-Schlein. Nella sola giornata di ieri si sono espressi Matteo Renzi, Carlo Calenda e Maria Elena Boschi, i principali esponenti centristi.

Il leader di Italia Viva ha parlato di “fine del riformismo nel Pd” e il numero uno di Azione ha bacchettato il Pd parlando di un “partito populista e radicale”. L’ esponente di Italia Viva, Maria Elena Boschi, raggiunta dal Corriere della Sera, ha aggiunto: “Nel Partito democratico non c’è più spazio per i riformisti”.

La squadra di Schlein

La tenuta di Elly Schlein sarà condizionata sicuramente dalla composizione della sua segreteria. Al momento siamo ancora in alto mare. Non è chiaro chi saranno i nuovi capigruppo, chi avrà ruoli decisici, chi ci sarà della “vecchia guardia” Pd e molto altro ancora. Certo è che, i primi nomi di chi potrebbe affiancare Elly Schlein, non sono all’insegna del moderatismo e della ricomposizione con i gruppi parlamentari. Nella lista radicale e radical chic di Elly Schlein potrebbe trovare spazio Mattia Santori, il fondatore delle Sardine.

Altri posti potrebbero essere occupati dai deputati Marco Furfaro, Chiara Gribaudo e Marco Sarracino. Quasi sicuramente troveranno spazio Peppe Provenzano, già vicesegretario con Letta e Francesco Boccia, responsabile Enti locali.

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