"Segre ritiri la querela". La petizione per salvare l'attivista che odia gli ebrei

Dichiarare sui social di odiare tutti gli ebrei sperando di vederli tutti impiccati, per i promotori di una petizione sarebbe una "legittima opinione di dissenso"

"Segre ritiri la querela". La petizione per salvare l'attivista che odia gli ebrei

La comunità pro Pal si sta mobilitando per cercare di "salvare" Cecilia Parodi, attivista e scrittrice che pochi mesi fa è salita agli onori delle cronache per un video pubblicato sui social in cui, con molta franchezza, dichiarava: "Odio tutti gli ebrei, odio tutti gli israeliani, dal primo all’ultimo, odio tutti quelli che li difendono, tutti tutti, tutti i giornalisti, tutti i politici, tutti i paraculi. Vi odio perché mi avete rovinato la vita, la fiducia, la speranza". E poi, aggiungeva: "Spero di vederli tutti impiccati! Giuro che sarò la prima della fila a sputargli addosso!". Parole che non potevano passare inosservate, e infatti non è stato così. La senatrice Liliana Segre, ma non solo, ha proceduto con la denuncia contro Parodi, che nel frattempo frequenta tutti quei luoghi in cui si ritrovano gli estremisti di sinistra del nostro Paese, a partire dai raduni dei Carc.

Chi ha preparato la petizione scrive che "Cecilia Parodi, scrittrice e giornalista, una comune cittadina, ha contestato pubblicamente le dichiarazioni della Senatrice a vita Liliana Segre, che più volte ha negato il genocidio" e che "il risultato per aver espresso una legittima opinione di dissenso, in riferimento alle dichiarazioni della Senatrice Segre, è stata una denuncia per diffamazione". Ovviamente, tutto il contorno, è condito dalla nota propaganda pro Pal, che sostiene le sue ragioni e le porta avanti, prendendo un'interpretazione soggettiva di quanto sta accadendo in Medioriente. Ma definire "legittima opinione di dissenso", l'invocazione dell'impiccagione di tutti gli ebrei e i palestinesi appare come una forzatura evidente di un concetto che, se le intenzioni fossero state altre, si sarebbe senz'altro potuto esprimere in qualche altro modo. Anche perché Parodi ha una lunga esperienza alle spalle, non è una ragazzina alle prime armi con la comunicazione, e conosce perfettamente i limiti che la libertà di dissenso non deve superare per non tramutarsi in un reato. E, infatti, è indagata a Milano per "istigazione a delinquere per motivi di discriminazione razziale, etnica e religiosa" e per diffamazione aggravata dall'odio razziale.

Nella petizione ne vengono tessute le lodi e l'impegno umanitario, certamente lodevole ma che non può diventare il paravento per giustificare certe esternazioni di violenza. "Le contestazioni riguardo le dichiarazioni della senatrice Segre non possono essere strumentalizzate al punto da costituire uno strumento per mettere a tacere una delle voci a sostegno della Palestina. Con questa petizione, chiediamo alla Senatrice Segre di ritirare la denuncia contro Cecilia Parodi che subisce minacce di morte da mesi", prosegue il testo della petizione, che vorrebbe fare appello alla comprensione della senatrice. Le minacce di morte, da chiunque siano mosse e verso chiunque siano orientate, sono sempre da condannare. Così come è censurabile l'intervento di Parodi che spera in un'impiccagione di massa degli ebrei per sputarci sopra.

"Cecilia Parodi è una comune cittadina, incensurata, slegata da gruppi politici, residente in uno Stato civile e democratico, che ha espresso il proprio sdegno per lo sterminio del popolo palestinese", si legge ancora. E anche qui ci sarebbero da fare delle precisazioni, perché sarà pur vero che non è iscritta ad alcun gruppo politico ma li frequenta eccome. All'inizio di quest'anno è stata invitata dai giovani del Partito democratico di Milano e ultimamente si è spinta ancora più a sinistra con le manifestazioni dei Carc, il Partito dei Comitati di Appoggio alla Resistenza per il Comunismo, non sicuramente un gruppo di educande, che vogliono ribaltare il governo eletto democraticamente. Le argomentazioni portate in sua difesa sono molto deboli per spingere la senatrice a un atto di clemenza a fronte di quanto dichiarato da Parodi.

E far leva su quello che loro chiamano "disparità di potere" non aiuterà la scrittrice, perché Segre ha lo stesso diritto di muover querela che ha quella che loro chiamano "comune cittadina". L'incarico non può e non dev'essere un elemento di discriminazione. E a ben vedere la scrittrice può contare su una platea social piuttosto ampia, quindi anche in questo caso l'argomentazione, almeno nel mondo reale, è debole. In conclusione di petizione, c'è il capolavoro. Parodi sarebbe "una cittadina che legittimamente invoca il diritto a esprimere il proprio dissenso e la propria opinione in uno Stato in cui la legge deve essere uguale per tutti, ma che grazie alle campagne mediatiche e politiche impregnate di censura e pregiudizi, si sta trasformando rapidamente in una nazione pericolosa in cui il divario medievale, classista e razzista, tra cittadini e personaggi del potere, dovrebbe preoccupare tutti".

E non servono ulteriori commenti a fronte di cotanta argomentazione. Ma un dato è oggettivo: in 10 giorni sono state solo 1700 le persone che hanno firmato, a fronte di un quorum in tutta onestà molto modesto, fissato ad appena 2500 firme.

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