La sinistra appesa ai voti dell'esiliato Renzi ora trema

Soltanto la gauche massimalista appoggia Orlando. I centristi tentati dal sindaco

La sinistra appesa ai voti dell'esiliato Renzi ora trema
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«Siamo bellissimi e bellissime», esulta dal palco il verde Angelo Bonelli. Annunciando che - ma solo in caso di vittoria di Andrea Orlando - la Liguria «sarà Regione di pace», mediatrice tra Putin e l'Ucraina e pure tra Israele e Hamas. Del resto, ricorda Nicola Fratoianni, «Orlando è venuto con noi fino al valico di Rafah».

La campagna elettorale in Liguria si chiude per il centrosinistra in un teatro di Genova, con la partecipazione dei leader nazionali (ma Carlo Calenda, ex bucciano pentito, è rimasto a casa e si collega al telefono; mentre Matteo Renzi è stato tagliato fuori per decisione di M5s). La foto di gruppo, però, viene evitata: solo Elly Schlein e Nicola Fratoianni si fanno immortalare sul palco abbracciati al candidato governatore Andrea Orlando, pronto - almeno secondo Avs - a coprire il ruolo di Guterres ligure per la pace nel mondo.

Mentre i leader presenti sfilano al microfono, la preoccupazione dietro le quinte si concentra sull'unico assente: che faranno gli elettori renziani, sostenitori di Marco Bucci a Genova? «Se loro si comportano bene ce la facciamo», confidava in questi ultimi giorni Orlando ai suoi. Ieri però un'intervista

al Corriere della Sera dell'aspirante governatore ha indisposto non poco quel serbatoio di voti centristi che, secondo il Pd, può fare la differenza: «Una larga parte degli elettori di Iv voterà per il centrosinistra», ha assicurato Orlando. Provocando la risposta assai irritata di Eugenio Musso, presidente regionale di Iv: «I nostri elettori pretendono rispetto e non dimenticano quanto il rispetto viene meno», dice. E ricorda: «Nei nostri confronti è stata compiuta una vera e propria scorrettezza: ci è stato addirittura impedito di presentare le liste, e i nostri candidati, persone per bene, sono stati additati come non graditi». La coalizione di Orlando, accusa, «è tutta schiacciata verso la sinistra massimalista», con Conte e Fratoianni «a farla da padrone». Ergo, è la sua indicazione, «confermiamo libertà di voto, e chiediamo di orientarsi con un solo faro: l'interesse della Liguria, infrastrutture, crescita economica e lavoro. Non siamo disposti a farci utilizzare». Ancor più esplicita l'indicazione di Andrea Marcucci, ex capogruppo renziano del Pd: «L'elettorato liberaldemocratico sceglierà sicuramente Bucci, che ha un programma rigoroso sulle infrastrutture, tema chiave per la Regione». Mentre il centrosinistra «purtroppo, per non evidenziare le proprie spaccature, ha fatto una campagna elettorale tutta contro».

In attesa che si capisca dove finiranno quei voti,

respinti su veto dei 5S, sul podio di Genova salgono Giuseppe Conte, fasciato in nero e deambulante con microfono in mano, modello Steve Jobs, che assicura che «il modello Genova», ossia le opere realizzate in era Toti-Bucci, è merito suo: «Lo ho realizzato io da Palazzo Chigi», dice. Elly Schlein, in giacca rossa e jeans, alza le braccia in segno di vittoria e denuncia che il centrodestra vuole «donne relegate a uteri viventi». Viene il turno di Orlando, che parla di «idea di società gerarchica e maschilista della destra: noi mettiamo al centro la persona, loro il profitto». Dice «no» al rigassificatore di Vado, auspica una «industria ecologica» che faccia tornare «la classe operaia ligure un orgoglio della nazione» e rivendica: «Io non sono uomo delle multinazionali».

Partono le note di Fabrizio De Andrè, scelto come colonna sonora della manifestazione, mentre da lontano si fa sentire pure l'aspirante candidato grillino in Campania, Roberto Fico, che ricorda: «Il M5s è in prima fila in Liguria».

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