"Sono innocenti fino a sentenza definitiva". Nordio difende Salvini e Santanchè

Il ministro della Giustizia ritiene che i due ministri non debbano lasciare il governo Meloni anche dopo un'eventuale condanna in primo grado: "Altrimenti devolveremmo alla magistratura di eliminare una carica legittimata dal voto popolare"

"Sono innocenti fino a sentenza definitiva". Nordio difende Salvini e Santanchè
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Matteo Salvini e Daniela Santanchè non devono dimettersi. A dirlo con chiarezza è il ministro della Giustizia, Carlo Nordio, che in un'intervista rilasciata a "Sky TG24 Live In Roma" (evento organizzato dal canale all news in corso alle Corsie Sistine) ha risposto così alla domanda se il vicepresidente del Consiglio dovrebbe dimettersi in caso di condanna in primo grado al processo Open Arms, e quale criterio andrebbe seguito nel caso che coinvolge anche la ministra del Turismo. "Il criterio generale è quello della Costituzione, cioè la presunzione di innocenza. Finché una persona non è oggetto di sentenza definitiva è presunta innocente - ricorda il Guardasigilli -. Abbiamo assistito a processi che hanno compromesso o addirittura eliminato politicamente la funzione di ministri, parlamentari o sottosegretari e poi si sono risolti con una assoluzione: in questo caso si è trattata di una eliminazione di un avversario politico per via giudiziaria di cui peraltro nessuno si è assunto la responsabilità".

Quindi non è assolutamente necessario che né Salvini, imputato per sequestro di persona e in attesa della sentenza del tribunale di Palermo (l'accusa ha chiesto una condanna sei anni di reclusione), né la Santanchè, che non è nemmeno rinviata a giudizio per falso in bilancio per il caso Visibilia, debbano lasciare il governo Meloni per questioni giudiziarie. "Dal mio punto di vista finché la condanna non diviene definitiva e salvo i casi di reati in flagranza dove la presunzione di innocenza è molto affievolita, devono restare dove sono", risponde ancora Nordio. Il quale poi aggiunge: "Altrimenti devolveremmo alla magistratura il compito delicato, ma anche malvisto da una parte della stessa magistratura, di eliminare una carica legittimata dal voto popolare. E ciò secondo me è irragionevole", sottolinea nel citare l'articolo 27 della Costituzione italiana.

Il ministro della Giustizia parla anche del decreto sicurezza, molto osteggiato dalle opposizioni e che introduce nuovi reati e applica una stretta a molti ambiti. "Il dl ha cercato di colmare alcuni vuoti normativi e vuoti di tutela per situazioni che avevano provocato un grande allarme sociale", dice Nordio rimarcando ad esempio l'obbligatorietà dell'arresto in flagranza per chi aggredisce operatori sanitari. "Sicuramente è perfettibile e il parlamento è sovrano nel suo compito di approvazione delle leggi. Ma come governo non pensiamo di proporre emendamenti".

Infine una prospettiva sulla riforma costituzionale e la separazione delle carriere, che aspetta il primo via libera in Parlamento, su cui Nordio è piuttosto ottimista. "Questa riforma non è affatto punitiva nei confronti della magistratura.

La separazione delle carriere esiste in tutti i Paesi democratici e lo stesso per quanto riguarda per il Csm - conclude -. L'iter parlamentare è già iniziato e io confido che trattandosi di una riforma costituzionale avrà bisogno del doppio passaggio ma penso sia corretto che si vada a referendum".

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