Spread e borsa spunta la verità

Gli andamenti dello spread e della Borsa non sono collegati, se non in minima parte, alla situazione politica romana

Spread e borsa spunta la verità

Il ritorno dello spread a quota 300 non capitava da un anno. Ieri è successo: solo 306 punti di differenza dai Bund tedeschi. Ma se qualcuno pensa che stiamo scrivendo dei nostri titoli di Stato, si sbaglia: qui si parla dei Bonos spagnoli, che negli ultimi due giorni sono tornati a essere super richiesti. Forse che a Madrid siano rimasti estasiati dalla riconferma di Giorgio Napolitano? O dall'imminente incarico per Palazzo Chigi? Ci sembra improbabile.
Ecco perché ieri più che mai si è visto, sui mercati, quello che ripetiamo da tempo. E cioè che gli andamenti dello spread e della Borsa non sono correlati - se non in minima parte - alla situazione politica romana. Certo, il giuramento di Napolitano e l'eventualità di un nuovo governo aiutano.

Ma se si pensa che si è votato due mesi fa e che da allora non abbiamo assistito certo a grandi scossoni, allora è chiaro che l'instabilità politica italiana pesa fino a un certo punto. Così ieri l'indice principale di Piazza Affari è salito del 2,9%, lo spread è sceso fino a 270 punti e il Btp decennale è tornato a rendere meno del 4% (non accadeva dal novembre 2010) perché nei mercati internazionali stanno accadendo due nuovi fenomeni. Il primo è la gigantesca immissione di liquidità decisa dalla Banca centrale giapponese stampando yen: l'equivalente di 60 miliardi di dollari al mese per due anni. I quali si sono sommati agli 85 miliardi già annunciati dalla Fed Usa fino al 2014. Cosa significa? Che per chi muove enormi quantità di denaro conviene ora indebitarsi, ai tassi quasi zero di quei Paesi, in dollari e yen, valute destinate a svalutarsi, per poi investire il malloppo preso a prestito in titoli di Stato ad alto rendimento. E dove stanno questi? In Italia e Spagna, per esempio. Ecco spiegato il rally di Bonos e Btp e il crollo degli spread. Questi, a loro volta, innescano circoli virtuosi anche nei mercati azionari. Ed ecco spiegato il rialzo della Borsa. Ma non è tutto.

Il secondo elemento è legato alle attese di un ribasso dei tassi di interesse da parte di Mario Draghi, il presidente della Bce: ieri non è salita solo Piazza Affari. Anzi: Parigi (3,6%) e Madrid (3,2%) hanno fatto meglio; Francoforte il 2,4 per cento. La scommessa è che il tasso Bce, oggi allo 0,75%, venga abbassato almeno allo 0,5% per il rilancio dell'Eurozona in recessione.

Utilizzando l'unica leva espansiva a disposizione di Francoforte che, a differenza di Tokio e Washington, non può stampare valuta. Ecco perché tutto vola. Ed ecco anche perché questa salita dei mercati non premia nessun nuovo governo. E per di più, per come viene gonfiata, è tuttaltro che rassicurante.

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