Tutte le sparate contro la Meloni sulla violenza sulle donne

Da Rula Jebreal a Mara Carfagna è tutto un coro di indignazione per le parole e i provvedimenti assunti dal governo in materia di violenza contro le donne: ecco tutti gli attacchi uno dietro l'altro

Tutte le sparate contro la Meloni sulla violenza sulle donne

Il decreto Caivano licenziato dal governo in Consiglio dei ministri è stata un'occasione, per non pochi esponenti dell'opposizione, per sparare contro Giorgia Meloni. Il presidente del Consiglio si era semplicemente limitato a interpretare - su una domanda specifica di un giornalista - le parole di Andrea Giambruno sulle violenze sessuali di gruppo a Palermo e Caivano: nessuna giustificazione per chi commette uno stupro, ma solo un saggio consiglio che qualsiasi genitore suggerirebbe ai propri figli: "Occhi aperti e testa sulle spalle". Niente da fare, però: nonostante la chiarezza del messaggio, il capo dell'esecutivo è finito immediatamente nel mirino della critiche di oppositori politici, giornalisti e opinionisti.

L'attacco preventivo di Rula

Addirittura gli attacchi sono stati preventivi, se pensiamo all'esternazione di Rula Jebreal su un primo bilancio dell'esecutivo entrato in carica lo scorso ottobre in tema di ordine pubblico: "A nemmeno un anno dall'insediamento del governo Meloni - ha detto la giornalista - i crimini di genere sono aumentati: questo lascia intuire quanto il progetto politico di legge e ordine non fosse mirato a tutelare le donne, ma a cautelare e normalizzare il patriarcato politico, in cui le donne vengono considerate come oggetti". Praticamente la colpa degli stupri di Palermo e Caivano sarebbe da attribuire tutta alla Meloni e ai suoi ministri. Senza dimenticare che, stando a quello che sostiene la giornalista palestinese, "la cultura dello stupro dilaga": ma quale "cultura" esattamente?

Lo sdegno del Pd

Nel marasma dei commenti indignatissimi a quello che è stato detto durante la conferenza stampa di Giorgia Meloni, emerge soprattutto Marco Furfaro, deputato Pd fedelissimo della Schlein. "È inaccettabile perché in questo Paese quando qualcuno viene picchiato o ammazzato, nessuno si azzarda a dire che quell'uomo non doveva mettersi in una situazione di pericolo, e giustamente. Avviene solo se riguarda le donne", è il suo grido durante l'ultima puntata di In Onda, su La7. "Sotto sotto non è che c'è la difesa dello stupro ma c'è ancora una cultura maschilista che rispetto alle donne in particolare colpevolizza la vittima. Giambruno o non Giambruno - ha proseguito Furfaro a In Onda - la presidente del Consiglio non doveva dire quelle cavolate, io voglio un'Italia in cui non mi devo difendere dal lupo, ma si combattono i lupi".

Secondo Elly Schlein "nessun abbigliamento o birra bevuta, nessuna condizione o atteggiamento della donna può giustificare una violenza. Se pensate che le donne non possano bere una birra perchè rischiano di più - ha proseguito la segretaria nazionale - cosa possamo dire a quella donna stuprata mentre correva in parco. Che non bisogna più andare a correre? Che sarebbe meglio coprirci integralmente e non uscire di casa? Che non bisogna più andare a correre? Che sarebbe meglio coprirci integralmente e non uscire di casa?". Naturalmente niente di questo era stato pronunciato dalla Meloni.

Non è stata da meno Chiara Braga, secondo la quale che non "saranno libere le donne se sono ancora altre donne ad addossare loro la responsabilità di una violenza. Le parole sono pietre e diventano massi quando a pronunciarle è la presidente del Consiglio donna per difendere il suo compagno". La capogruppo del Partito Democratico alla Camera dei Deputati fa poi un unico minestrone quando sceglie di inserire nel calderone delle critiche politiche anche quella relativa al rdc. "Cancellano il reddito di cittadinanza, azzerano fondi del Pnrr per le periferie. L'unica risposta del Governo a povertà e disagio sociale è ordine e sicurezza. Il decreto reprime, colpisce i minori senza costruire reti sociali e solidali. Cercano voti a destra e dimenticano il Paese".

Lucarelli contro la Meloni

Qualsiasi elemento a cui aggrapparsi si rivela utile per scagliare qualche frecciata velenosa nei confronti della Meloni. Sui propri profili social Selvaggia Lucarelli ha riproposto - pro domo sua - le frasi della premier per sostenere che quest'ultima lancia "messaggi alle potenziali vittime anziché ai potenziali aggressori". Questo perché "il centro della discussione dovrebbe essere la condotta degli stupratori". Condotta che, però, era stata più volte condannata dal capo del governo (come ovvio che fosse) anche durante la conferenza stampa di ieri: gli stupratori sono stati definiti espressamente degli "animali" ed è stato altresì sottolineato che qualsiasi "No" di una donna deve sempre valere come tale, senza "se" e senza "ma".

L'insoddisfazione di Carfagna

Tutto questo, comunque, non può bastare. Ecco, dunque, che nel delocatissimo tema delle violenze contro le donne, Mara Carfagna esprime tutta la sua insoddisfazione per la presunta lentezza con la quale "agisce il governo sul tema della violenza sulle donne": "È trascorso quasi un anno dall'inizio della legislatura - evidenzia l'ex ministra del Sud - le donne continuano a morire e l'unica risposta che sono riusciti a dare è un ritocco al Codice Rosso".

L'importantissimo disegno di legge, che velocizza tutte le procedure giudiziarie dopo le denunce delle vittime, è stato votato anche da Movimento Cinque Stelle e proprio Terzo Polo non convince del tutto la Carfagna, la quale si interroga: "Hanno usato i decreti persino per i rave o la lotta al granchio blu: 80 femminicidi in un anno sembrano meno urgenti?". Naturalmente nessuno la pensa così (men che meno a Palazzo Chigi); ma ogni occasione diventa buona per strumentalizzare politicamente tutto quello che viene annunciato dal centrodestra.

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