«Ci vogliono molta saggezza e duro lavoro per raccogliere ciò che si è seminato senza che nessuno se ne accorga», le dice un suo vecchio amante. Ma «saggezza» e «lavoro» non fanno per Isako, bella, seducente e soprattutto senza scrupoli. Fin da quando, sei anni prima, ha sposato un pezzo grosso della S. Optics, Nobuhiro Sawada, sta pensando a come sbarazzarsene al momento giusto per godersi, da vedova consolabilissima, la corposa eredità, lasciando con un pugno di mosche le due figlie del povero Nobuhiro avute dalla sua prima moglie.
Siamo a Tokyo all'inizio degli anni Settanta, e questa dark lady specialista nel doppio gioco, cioè «badante» trentenne del sessantasettenne consorte fra le mura domestiche e cacciatrice di uomini ovunque capiti, ha molto in comune con un'altra creatura di Matsumoto Seicho, la Onizuka Kumako di Il dubbio. Anche se l'esito, per lei sarà diverso. Là il titolo indicava il punto di svolta della vicenda, qui, in L'attesa (Adelphi, traduzione, come per tutti i romanzi di Matsumoto editi finora da questa casa editrice, di Gala Maria Follaco) è una didascalia al ritratto di tutti i protagonisti. Infatti, ad attendere non è soltanto Isako. Nobuhiro, malato di cuore, attende la morte, e chiede e ottiene di dettare la propria biografia a una stenografa; Ishii Kanji, delinquentello che Isako si spupazza, accusato di aver ucciso una ragazza di facili costumi, attende che l'avvocato procuratogli da Isako lo faccia uscire di galera; Shiotsuki Yoshihiko, l'ex amante di Isako che abbiamo citato all'inizio, vicepresidente di un'azienda alimentare, attende che Nobuhiro schiatti per avere la donna nuovamente tutta per sé, e per giunta con un bel gruzzolo in tasca; Saeki Yoshio, l'avvocato di Ishii Kanji, attende di fare il colpaccio in tribunale che possa avviarlo a una brillante carriera, oltre che al letto dove lo attende Isako. Ma mentre tutti loro attendono, qualcun altro, nell'ombra, li osserva e ne studia le mosse.
In L'attesa, Matsumoto Seicho (1909-92), al quale è stata appiccicata l'etichetta di «Simenon giapponese», come sempre nei suoi noir intinge la trama nel contesto di un Paese che, fra anni Sessanta e Settanta, sta rapidamente cambiando, riponendo nell'armadio delle anticaglie usi, costumi e tradizioni di un glorioso passato per indossare i panni all'americana del capitalismo e dell'arrivismo proiettati nel futuro. Ne abbiamo traccia con il cambio di organigramma della S. Optics, a seguito del quale Nobuhiro viene di fatto rottamato, e nel peso che ha, anche sullo sviluppo del romanzo, la morte dello zio di Shiotsuki Yoshihiko, esponente di primissimo piano del partito conservatore.
Tuttavia Matsumoto non ha nulla da spartire con quel giallume con pretese di denuncia sociale che vediamo circolare ultimamente. Lo dimostrano, oltre alla composta e mirata configurazione dei personaggi e al diario, come lei ingannatore, di Isako, soprattutto le ultime pagine, in cui, viene da dire, il Caso non colpisce a caso.
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