
Il nuovo libro-inchiesta di Antonio Cassone e Peter D'Angelo I dubbi della scienza (Diarkos) evidenzia come la scienza contemporanea sia sempre più influenzata da interessi economici e pressioni accademiche, mettendo in discussione l'integrità e l'affidabilità dei risultati.
Un dato allarmante presentato dagli autori riguarda l'aumento esponenziale delle ritrattazioni di articoli scientifici: secondo Retraction Watch, nel 2002 furono ritirati 119 lavori per inaffidabilità o falsità, mentre nel 2022 il numero è salito a circa 5.000 in un solo anno. La frode accademica non aveva numeri rilevanti vent'anni fa, ma oggi è tutta un'altra storia. Questo tracollo è stato confermato da Nature, un cui articolo ha certificato la «crisi della scienza»: più del 70 per cento delle ricerche prese in esame aveva fallito i test di riproducibilità.
Il libro denuncia inoltre la crescente dipendenza delle università dai finanziamenti privati, che non sono il male assoluto, ma che non dovrebbero orientare le ricerche verso interessi specifici. Questo scenario è aggravato dalla proliferazione di riviste predatorie e dalla pressione del motto «Publish or perish«, che spinge gli accademici a pubblicare a tutti i costi, talvolta sacrificando la qualità e l'etica della ricerca.
Un esempio emblematico di come gli interessi economici possano distorcere la scienza è il caso, riportato nel 2016 da JAMA Internal Medicine, di tre professori di Harvard che nel 1967 pubblicarono ricerche finanziate dall'industria dello zucchero. Questi studi minimizzavano i rischi associati al consumo di zucchero e enfatizzavano quelli legati ai grassi, influenzando per decenni le linee guida alimentari. In realtà lo zucchero è legato all'obesità, insulino-resistenza, problemi cardiovascolari e altre patologie gravi. Oggi è quasi impossibile tenere il passo con la gamma di aziende alimentari che sponsorizzano la ricerca.
Cassone e D'Angelo sottolineano come i nemici della scienza possano annidarsi all'interno della stessa comunità scientifica, attraverso pratiche discutibili e conflitti di interesse. Il libro non si limita alla denuncia, ma propone anche possibili soluzioni per ristabilire l'integrità della ricerca scientifica, come una maggiore trasparenza nei finanziamenti, il rafforzamento della ricerca di base e l'adozione di criteri più rigorosi nella pubblicazione dei risultati.
Questa inchiesta rappresenta un contributo significativo al dibattito sulla crisi della scienza contemporanea, offrendo una
riflessione profonda e documentata sulle sfide che la comunità scientifica deve affrontare per riconquistare la fiducia del pubblico e garantire che la ricerca torni a essere un motore di progresso autentico e disinteressato.
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cgf
6 Apr - 13:11
Se uno/a scienziato/a non si pone dubbi, per definizione non può essere scienziato/a.

