L'esercito bombarda i pozzi e un oleodotto Ma forse Gheddafi ora tratta con la Ue

Esplode un oleodotto a Sidr e pozzi petroliferi a Ras Lanuf e a Brega. Gli insorti: "E' il colpo di coda del regime". Emissari del raìs forse in Europa per incontrare funzionari Nato e Ue. Intanto Gheddafi chiede armi all'Egitto e starebbe radunando nordafricani per inviarli in Spagna e Italia

L'esercito bombarda i pozzi e un oleodotto 
Ma forse Gheddafi ora tratta con la Ue

Continuano gli scontri nelle città strategiche della Libia, dove sono i pozzi petroliferi. A Ras Lanuf l'esercito libico avrebbe esploso colpi di artiglieria contro una postazione dei ribelli situata a circa cinque chilometri a ovest del porto petrolifero. Gli insorti hanno risposto lanciando due razzi e nel pomeriggio c'è stata una forte esplosione. Dall’area si è levata un’enorme colonna di fumo per centinaia di metri nel cielo. A essere colpito è stato un terminal di petrolio. "È stata al-Qaeda", ha detto Gheddafi attraverso la tv di stato, che ha aggiunto: "Miliziani armati che fanno capo ad al-Qaeda hanno fatto saltare in aria un terminal di petrolio della zona di Ras Lanuf mentre si ritiravano davanti all’avanzata delle truppe libiche". Colpito anche un pozzo a Brega e un oleodotto e un deposito nella zona di Sidr, a 580 chilometri da Tripoli. Testimoni hanno visto un'esplosione e un'enorme palla di fuoco gialla provenire dall'oleodotto di Sidr e poi tre colonne di spesso fumo, a quanto pare causate dalla combustione di petrolio. Secondo i ribelli: "È un colpo di coda che dimostra la sua crisi che è giunta ai livelli massimi", dice il portavoce Hamed Al Hasi, "Il regime è a corto di rifornimenti per i suoi mezzi blindati e per i caccia. Noi stiamo controllando l’incendio e lo domeremo". Poi aggiunge: "Il regime è ai suoi sussulti finali e noi, da un lato abbiamo aperto canali di contatto con alcuni dei capi dei suoi servizi segreti che si sono resi disponibili di stare da parte della rivolta". 

Scontri in tutto il Paese Ieri gli insorti hanno dato 72 ora al Colonnello per dimettersi e avevano promesso una tregua: "Nelle prossime ore", avevano detto, "non avanzeremo verso Sirte e non combatteremo se non per difenderci". Ma il raìs non intende lasciare la guida del Paese, perché "non comando. Dal 1977, è il popolo libico che esercita il potere". E, tramite la televisione di Stato, ha parlato di Zawiyah, circa 50 chilometri a ovest di Tripoli, come di una città "liberata". Il regime libico ha dispiegato carri armati e decine di pick-up carichi di militari per riconquistare la città, sotto assedio da giorni e che ha registrato centinaia di morti. Nuovi bombardamenti delle milizie di Gheddafi anche su Ben Jawad, altro punto strategico nell’est della Libia. La città sarebbe ora in mano ai ribelli, dopo che era stata riconquistata domenica scorsa dalle forze del raìs. 

Il giallo degli aerei Alcuni jet privati di Gheddafi sarebbero intanto partiti in mattinata da Tripoli, come sostiene il canale inglese della tv satellitare al-Jazeera. Uno è atterrato in Egitto, aveva a bordo il generale Abdel Rahman Ben Ali El Said Al Sawi, responsabile delle forniture militari, che ha portato un messaggio del colonnello libico al capo del consiglio supremo delle forze armate egiziano, Hussein Tantawi. Il generale avrebbe chiesto al Consiglio Supremo delle forze armate, al potere in Egitto, una fornitura di armi, la chiusura dei confini comuni ai due paesi e un aiuto per riattivare la membership libica nella Lega Araba, sospesa dall’organismo nei giorni scorsi. Lo sostiene il sito egiziano al-Wafd, organo di stampa dell’omonimo partito, che cita fonti locali anonime. Sembra che bordo dell’aereo ci fosse anche un diplomatico, la libica Salma Rashid, che il regime di Gheddafi vorrebbe proporre come nuova rappresentante presso la Lega Araba, dopo che Abd al-Munim al-Huni ha dato le dimissioni in segno di protesta per la dura repressione delle proteste messa in atto dal regime. Gli altri due aerei sarebbero diretti a Bruxelles. A bordo sembra ci siano degli emissari del raìs che secondo al Jazeera dovrebbero incontrare funzionari della Nato e dell'Ue. Entrambe le istituzioni hanno però smentito, mentre un diplomatico europeo parla di un inviato di Gheddafi a Lisbona per incontrare il capo della diplomazia portoghese Luis Amado alla vigilia di una riunione dei ministri degli esteri europei dedicati alla Libia.

La minaccia di Gheddafi "Il popolo libico prenderà le armi se le potenze occidentali imporranno la no-fly zone sulla Libia". La minaccia del leader libico Muammar Gheddafi, lanciata in un’intervista alla tv di stato turca Trt, è chiara. Un'intimidazione contro il blocco del traffico aereo e contro la decisione della comunità internazionale di imporre una zona di interdizione di volo sul Paese. Il leader libico ha sottolineato come una decisione in tal senso dimostrerebbe ai libici "cosa questi Paesi vogliono fare veramente, ossia prendere il loro petrolio, e allora imbraccerebbero le armi". Ma ieri, il Segretario di Stato Usa, Hillary Clinton, ha assicurato che qualsiasi provvedimento circa una no-fly zone non verrà da una decisione Usa, ma dovrà essere il risultato di una scelta internazionale condivisa. Una disposizione chiesta anche dai ribelli libici. Mahmoud Jebril, esponente del consiglio nazionale degli insorti, ha infatti parlato al Parlamento europeo di Strasburgo e ha chiesto sia l'istituzione di una no-fly zone sul Paese, sia il riconoscimento del consiglio provvisorio da parte dell'Unione. Il rappresentante delle forze antigovernative ha detto che una zona di controllo aereo è necessaria e deve essere imposta anche senza l'approvazione dell'Onu, ma solo se non ci saranno soldati stranieri sul suolo libico.

Favorevole l'Ue, domani il voto Anche la grande maggioranza del Parlamento europeo è sostanzialmente d’accordo sulla necessità di stabilire una no-fly zone in Libia, per evitare che il regime di Gheddafi bombardi gli insorti e la popolazione. Tuttavia ci sono posizioni diverse rispetto alla considerazione se sia necessario o no avere il via libera del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite. Le posizioni dell’Assemblea saranno precisate e approvate con una risoluzione comune che sarà votata domani. La decisione favorevole del Consiglio di sicurezza come condizione necessaria per imporre il divieto di sorvolo è stata sostenuta soprattutto dai socialisti, mentre molti interventi, in particolare di Popolari e Liberaldemocratici, hanno richiamato l’urgenza di agire anche se non dovesse essere possibile superare il probabile veto di Russia e Cina.

Aiuto attivo dall'Italia Il Consiglio supremo della Difesa si è riunito oggi al Quirinale. All'incontro, durato due ore e mezza, ha partecipato anche Silvio Berlusconi. In un comunicato si legge che "l’Italia è pronta a dare il suo attivo contributo alla migliore definizione ed alla conseguente attuazione delle decisioni attualmente all’esame delle Nazioni Unite, dell’Unione Europea e dell’Alleanza Atlantica".

Per quel che concerne la crisi libica, "sono state valutate le misure adottate e quelle in approntamento per il soccorso dei profughi e la loro evacuazione. Sono state altresì discusse le predisposizioni attivate, sul territorio nazionale e nella regione interessata, per far fronte ai prevedibili sviluppi della crisi ed agli eventuali rischi che ne potrebbero derivare".

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