Libia, arrivata la missione Ue guidata da Miozzo E Gheddafi prepara l'assalto finale a Bengasi

Continua l'avanzata delle forze fedeli al Colonnello. Dopo aver ripreso il controllo di Brega ora l'obiettivo è Bengasi, dove si prepara lo scontro finale. I ribelli chiedono armi alla comunità internazionale. Oggi a Parigi summit dei ministri degli esteri del G8. Bankitalia commissaria la Ubae

Libia, arrivata la missione Ue guidata da Miozzo 
E Gheddafi prepara l'assalto finale a Bengasi

Tripoli - Una missione della Ue guidata dall’italiano Agostino Miozzo è stata inviata da ieri a Bengasi. Intanto, Gheddafi sta riprendendo in mano il pieno controllo della Libia. Brega è l'ultima città riconquistata dalle brigate fedeli al colonnello. Anche se le notizie, come al solito, sono contraddittorie e i ribelli si affrettano a far sapere di aver ripreso il controllo della città: "Noi - ha detto ad al Jazeera un capo militare dei ribelli, il generale Omar Al Hariri - siamo più forti perché "combattiamo per una causa" mentre le forze di Gheddafi "sono composte di mercenari, che lottano per il denaro". Le forze fedeli al regime avanzano sempre di più verso Bengasi, sede del Consiglio nazionale degli insorti. La linea del fronte, dopo una dura giornata di combattimenti si è spostata ancora più verso est e le cittadine controllate dai ribelli cadono una dopo l’altra nelle mani dell’esercito. Dopo al Uqaila, lungo la strada costiera, e al Bicher, un po' più a est, le forze governative hanno attaccato Brega, strategico sito petrolifero a 240 km da Bengasi. Al grido di "Allah O Akbar", decine di ribelli hanno lasciato Brega portando con sé le batterie anti-aeree in direzione di Ajdabiya, nodo di comunicazione 80 km più a est.

Riconquistata Zuara Le brigate fedeli al colonnello Gheddafi hanno ripreso il controllo di Zuara, città della Tripolitania, nella Libia occidentale, a pochi chilometri dal confine con la Tunisia. Lo riferiscono le tv ’al-Arabiyà e ’al-Jazeerà, che citano testimoni di Zuara. In città sono arrivati i carri armati. La notizia giunge dopo una giornata di scontri a Zuara tra i ribelli e le forze fedeli a Gheddafi, che hanno provocato almeno cinque morti. Il bilancio delle vittime, tuttavia, potrebbe essere molto più alto, anche perchè nelle ultime ore la città sarebbe stata oggetto di bombardamenti.

Verso lo scontro finale Domenica il comandante militare degli insorti, il generale Abdel Fattah Younis, ha ribadito l’intenzione di difendere la città fino alla fine. Ajdabiya, ha detto, è una città "vitale". "I terroristi fuggono sotto i nostri raid aerei. Abbiamo liberato Zawiyah, Al-Uqayla, Ras Lanuf, Brega, e l’esercito è in marcia per purgare il resto della regioen" ha detto un portavoce dell’esercito, il colonnello Milad Hussein. A Bengasi, ormai nel mirino, l’euforia dei giorni scorsi cede spazio ad ansia e para e si moltiplicano gli appelli agli occidentali perché rompano gli indugi e vengano al soccorso della rivoluzione. Un appello in tal senso è venuto anche da uno dei nipoti dell’ex re libico Idris primo.

Diplomazia a lavoro Oggi a Parigi è previsto un summit dei ministri degli esteri del G8. Nell’ovest, le forze degli insorti controllano ancora Misurata ma la città è di fatto circondata dalle forze lealiste e sempre il colonnello Hussein sembra sicuro di una prossima riconquista. La compagnia nazionale del petrolio libica, in questa situazione, ha lanciato ieri un appello alle compagnie straniere perché riprendano l’esportazione di greggio. La tv nazionale ha anche detto che incontrando gli ambasciatori di Russia, Cina, India il colonello Gheddafi non ha escluso l’ipotesi di affidare a questi paesi il petrolio libico.

Evacuati 110 profughi eritrei Intanto la Farnesina ha organizzato un'operazione di evacuazione in Italia di 110 profughi eritrei, molti dei quali neonati e minori, presenti a Tripoli. Rispondendo ad un appello della Comunità di Sant'Egidio e del Consiglio italiano per i rifugiati, il ministero degli Esteri, attraverso l'unità di crisi, l'ambasciata a Tripoli, e la Direzione generale per gli italiani all'estero, che ha curato il collegamento con il Viminale, è stata organizzata in pochi giorni l'evacuazione, portando sul territorio italiano i profughi eritrei grazie a due C 130 (il secondo dei quali atterrato poche ora fa a Crotone) messi a disposizione dall'Aeronautica militare e gestiti dall'unità di crisi della Farnesina.

Mosca proibisce ingresso a Gheddafi Il presidente russo Dmitry Medvedev ha firmato un decreto che proibisce l’ingresso e il transito sul suolo russo dei familiari e dei membri di alto livello dell’entourage di Gheddafi. Medvedev ha firmato il decreto sull’attuazione della risoluzione del Consiglio di sicurezza dell’Onu numero 1970, datata 26 febbraio 2011. Un’aggiunta al decreto firmato il 9 marzo contiene una lista di 15 persone a cui è vietato l’accesso in Russia, i figli di Gheddafi e i funzionari più vicini al leader libico.

Gli insorti chiedono armi Hanno bisogno di armi e munizioni per continuare la battaglia contro Gheddafi. È quanto ha sottolineato il generale dei ribelli, Mohamed Abdelrahim, in un’intervista all’agenzia d’informazione Dpa. "Dalla comunità internazionale vogliamo armi per combattere questo criminale, invece il mondo rimane a guardare mentre Gheddafi massacra la sua gente", ha affermato Abdelrahim, un ex generale dell’esercito libico passato dalla parte degli insorti all’inizio della rivolta contro il colonnello. "Le truppe di Gheddafi stanno colpendo la popolazione.

Dov’è la comunità internazionale?", ha precisato il generale, secondo cui nei combattimenti delle ultime settimane sono morte già oltre seimila persone e 14 mila sono rimaste ferite. Fonti indipendenti hanno riferito che le vittime degli scontri sono circa un migliaio. 

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