La Libia: "Stop agli ingressi dall'area Schengen" E Bruxelles: "Atto unilaterale e sproporzionato"

La ritorsione alla misura della Svizzera contro Gheddafi e altri 187 libici, banditi dalla federazione. Frattini Berna: "Paesi Schengen in ostaggio"

La Libia: "Stop agli ingressi dall'area Schengen" 
E Bruxelles: "Atto unilaterale e sproporzionato"

Tripoli - Le autorità libiche hanno appena fatto sapere che, già a partire da ieri sera, non solo non saranno più rilasciati visti a cittadini provenienti da Paesi Schengen, ma che non saranno ammessi sul territorio libico anche coloro che nel frattempo arrivano con un visto Schengen. Immediate le conseguenze della decisione: quaranta italiani sono stati prima fermati all’aeroporto dalle autorità libiche. Alcuni sono ancora bloccati a Tripoli. Immediata la risposta della commissione Ue: "Decisione unilaterale e sproporzionata delle autorità libiche di sospendere la concessione di visti a cittadini di paesi dell’area Schengen".

Barriere all'area Schengen Un funzionario dell’aeroporto di Tripoli, che non ha voluto entrare nei dettagli della misura, ha spiegato che "è stata presa questa decisione: nessun visto agli europei, tranne ai britannici". Il giornale libico Oea, legato al figlio di Muammar Gheddafi, aveva diffuso per primo la notizia riferendo di un provvedimento relativo ai paesi dell’area Schengen, che comprende Svizzera, Norvegia e Islanda. Gran Bretagna e Irlanda non fanno parte dell’area Schengen. A quanto si apprende da fonti libiche, il provvedimento è una "ritorsione" alla misura presa da Berna nei confronti di Muhammar Gheddafi e di altri 187 libici, banditi dalla federazione elvetica.

Lo screzio con la Svizzera Secondo il quotidiano Oea, "le autorità svizzere hanno preso la decisione di vietare a 188 personalità libiche l’ingresso nel Paese" e tra queste parlamentari e funzionari "dell’apparato di sicurezza, di quello militare e di quello economico". Una scelta, si legge sul quotidiano, che "potrebbe minare gli interessi ella Svizzera" e alla quale Tripoli potrebbe reagire con "misure reciproche". Dall’arresto del figlio di Gheddafi, Hannibal, nel luglio del 2008, le relazioni tra Tripoli e Berna sono molto tese. Al fermo, anche se per poche ore, di Hannibal e della moglie con l’accusa di aver maltrattato due dipendenti di un albergo di Ginevra, la Libia rispose con il processo a due uomini d’affari svizzeri accusati di violazioni del permesso di soggiorno e di attività illegali. I due sono costretti da allora a vivere nell’ambasciata elvetica. Un tribunale libico ha poi comminato nei confronti di uno di loro una multa; le accuse contro l’altro sono state lasciate cadere

Caos allo scalo di Tripoli Da ieri sera comunque è caos allo scalo internazionale di Tripoli: tutti i passeggeri provenienti da Paesi europei sono stati sottoposti a stretti controlli. Alcuni sono stati trattenuti per ore all’interno dell’aeroporto dalle autorità locali prima di essere lasciati liberi di andare. Ad essere stati rimandati indietro sono stati tutti i passeggeri con la qualifica di "manager" con visti business, per quanto riguarda gli italiani, mentre erano invitati dello stesso governo libico i 9 portoghesi che arrivavano a Tripoli in occasione della Lipo, la fiera libico-portoghese. "E' iniziato tutto intorno alle 20 - spiega Gianluca Della Torre, Country Manager Alitalia in Libia - quando hanno fermato al loro ingresso in aeroporto 40 passeggeri provenienti da Tunisi e Malta. Poi è stata la volta del volo Alitalia delle 24 e 45. Gli ultimi ad uscire sono stati rilasciati dalle autorità libiche intorno alle 4 e 45 di questa mattina".

Oltre quaranta italiani bloccati Circa 40 italiani sono rimasti bloccati nell’aeroporto di Tripoli la scorsa notte dopo che il governo libico aveva deciso di sospendere il rilascio dei visti d’ingresso a chi proviene dall’area Schengen. Un gruppo di italiani è ancora in aeroporto. Ad assisterli sono i collaboratori del console generale nella capitale libica, Francesca Tardioli, che ha riferito di "difficoltà trovate da diversi passeggeri europei all’arrivo a Tripoli". Il personale diplomatico italiano e la stessa Tardioli hanno assistito per tutta la notte i connazionali. La Farnesina "si sta raccordando con gli altri partner Ue-Schengen" e ha chiesto che il caso sia oggetto di discussione nel Consiglio Affari Esteri dell’UE, che si terrà il prossimo 22 febbraio.

Le preoccupazioni di Frattini La Farnesina è "seriamente preoccupata". A lanciare l'allarme è lo stesso ministro dell'Interno che fa sapere di aver chiesto alla Libia di "ripensarci".

Di fatto la decisione della Svizzera di bandire in una black list 188 personalità libiche tra cui lo stesso Muammar Gheddafi "prende in ostaggio tutti i Paesi dell’area Schengen". Frattini ha, quindi, aggiunto che la Svizzera va aiutata a "risolvere una questione bilaterale", ma "non a spese" di tutti.

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