Roma - Via libera al decreto legge presentato dal ministro della Giustizia Angelino Alfano, per evitare la scarcerazione di boss mafiosi: il Consiglio dei ministri ha approvato all’unanimità il decreto nel giro di un minuto. La riunione si è conclusa con i complimenti del sottosegretario Gianni Letta al Guardasigilli Alfano per la soluzione trovata. "Non voglio fare alcuna polemica, oggi è un buon giorno perchè abbiamo risolto un problema", ha commentato Alfano spiegando tuttavia che il governo ha "posto rimedio ad un errore che non è stato del legislatore ma di chi ha interpretato la norma".
Il decreto anti-scarcerazioni Con il decreto legge anti-scarcerazione dei boss mafiosi, ha spiegato il Guardasigilli al termine del Cdm, "abbiamo posto una toppa al buco che si era venuto a creare". Il provvedimento intende, infatti, evitare la scarcerazione di boss e mafiosi a seguito della recente sentenza della Cassazione che ha attribuito alle Corti di Assise, anziché ai Tribunali, la competenza a giudicarli in caso di reati pluriaggravati. Alfano ha, poi, spiegato che grazie al decreto vengono ampliate le competenze della Corte d’assise in merito a delitti, consumati o tentati, di maggiore allarme sociale, terrorismo compreso, fatta eccezione dei reati di mafia, per cui è competente il tribunale. Il Guardasigilli ha, quindi, sottolineato che il primo articolo del decreto "anticipa così i termini della riforma del processo penale da noi già presentata".
I processi a rischio Secondo il titolare del dicastero di via Arenula, ammontano a 388 i processi che erano a rischio azzeramento dopo la sentenza della Cassazione che ha attribuito la competenza alle Corti d’assise a
giudicare sui reati aggravati contestati ai presunti capimafia. I procedimenti interessati sono , infatti, "243 in essere presso le corti d’Appello dei tribunali, 4 presso le procure generali e 141 pendenti presso le Dda".- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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