Milano - I giudici della prima sezione penale del tribunale di Milano hanno rigettato la richiesta avanzata dai legali di Silvio Berlusconi di riaprire i termini per chiedere il rito abbreviato nel processo in cui il premier è accusato di frode fiscale per i presunti fondi neri creati da Mediaset. I giudici hanno motivato il "no" col fatto che i legali avrebbero dovuto formulare la richiesta di rito abbreviato quando fu formulata dal pm la contestazione suppletiva che ha allungato i tempi della frode fiscale all’ottobre 2004. "La pronuncia della Corte costituzionale - hanno aggiunto - è dichiarativa di un diritto esistente, non è una generale rimessione in termini" per tutti gli imputati che vogliono chiedere il rito abbreviato.
La richiesta della difesa In mattinata Niccolò Ghedini, uno dei difensori di Silvio Berlusconi nell’ambito del processo in corso a Milano sui diritti televisivi, aveva chiesto ai giudici "termini di tempo congrui" al fine di valutare una eventuale richiesta di processo con rito abbreviato per il presidente del Consiglio. Il legale ha fatto riferimento ad una specifica sentenza della Corte Costituzionale. Analoga richiesta era stata avanzata, poco prima, da Nicola Mazzacuva, legale di Gabriella Galetto, una delle imputate al processo il quale aveva spiegato che la contestazione suppletiva formulata in passato dal pm in aula era stata tardiva e basata non su nuovi elementi emersi nel corso del dibattimento ma su dati già presenti agli atti con il decreto che dispone il giudizio.
Ghedini: "E' sempre così" "A Milano è sempre così. Non è una novità che rigettino le nostre istanze". Ghedini ha così commentato l’esito dell’udienza di oggi. "Speriamo ascoltino almeno i nostri testimoni - ha proseguito Ghedini - il codice impone delle regole e noi a quelle ci atteniamo nelle nostre istanze, ma sembra che nei processi a carico del presidente Berlusconi succeda tutt’altro".
Niente dl blocca processi Non è allo studio del governo alcuna ipotesi di decreto "blocca-processi", sulla linea della recente sentenza della Corte Costituzionale. Lo si apprende da fonti vicine al ministro della Giustizia Angelino Alfano. Il Guardasigilli nel pomeriggio ha incontrato ad Arcore il presidente del Consiglio.
Silvio Berlusconi vuole presentarsi davanti ai giudici di Milano che lo stanno processando per la vicenda dei diritti tv di Mediaset, e spiegare in aula la sua verità. Ad annunciarlo è stato questa mattina lo stesso presidente del Consiglio, con una lettera consegnata - attraverso i suoi legali Nicolò Ghedini e Piero Longo - al presidente del tribunale, Edoardo d'Avossa. Il presidente del consiglio spiega che avrebbe voluto venire anche oggi. Ma sopravvenuti "impegni istituzionali" lo hanno bloccato a Roma. E comunque i suoi legali gli hanno spiegato che è preferibile aspettare ancora qualche udienza, una volta che sarà stato esaurito l'interrogatorio dei testimoni. Poi il Cavaliere verrà in aula, e spiegherà la sua versione del complicatissimo giro di fatture e di conti esteri che sta al centro del processo: e che secondo la Procura serviva a produrre imponenti fondi neri sovraffatturando i film comprati in Usa e trasmessi dalle reti del Biscione, mentre secondo Mediaset corrispondevano unicamente alle necessità commerciali di un mercato planetario come quello delle royalties cinematografiche.
Ma non è l'unica novità dell'udienza di oggi, segnata da due richieste di rinvio una dopo l'altra e dall'aprirsi (forse) di qualche spiraglio per l'accertamento dei fatti. Dapprima Nicolò Ghedini ha chiesto che il processo venga sospeso per dare tempo alle difese di valutare come comportarsi di fronte alle nuove accuse formulate dalla Procura nel corso del dibattimento. Secondo una sentenza della Corte Costituzionale, quando i pubblici ministeri avanzano nuove accuse sulla base di elementi che erano già emersi durnte le indagini preliminari, gli imputati hanno diritto di valutare nuovamente se chiedere il giudizio abbreviato o affrontare il dibattimento ordinario. Ma il tribunale ha bocciato la richiesta facendo presente che comunque i legali del premeir avrebbero dovuto avanzare la loro richiesta di patteggiamento all'epoca in cui la nuova accusa venne introdotta nel processo.
A questo punto la Procura avrebbe voluto dare inizio all'esame degli imputati ma l'altro difensore del Cavaliere, Piero Longo, ha chiesto che gli interrogatori vengano rinviati. Motivo: per il 23 marzo le autorità giudiziarie del pricipato di Monaco hanno comunicato che è possibile effettuare la rogatoria su alcuni conti correnti bancari su cui passava parte dei fondi al centro del processo. Finora da Montecarlo non era mai arrivata alcuna disponibilità, e per questo i giudici avevano deciso che il processo proseguisse per la sua strada senza aspettare la rogatoria. Ora invece una finestra per capire meglio come siano andate le cose pare si stia aprendo, e i legali del premier dicono: prima la rogatoria, poi l'esame degli imputati.
Tra l'altro una disponibilità (anche se più generica) pare che stia arivando anche dagli Usa, dove si trova un'altra parte del circuito di conti utilizzato per il pagamento dei diritti. I giudici si sono ritirati in camera di consiglio per decidere sulla nuova istanza.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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