Memoria e marijuana: cervelli sotto attacco

Il cervello degli adolescenti risulta essere più a rischio di quello degli adulti che utilizzano la cannabis. Tali alterazioni sono state evidenziate nell’ippocampo e nella corteccia frontale, aree ricche di recettori cannabinoidi

Memoria e marijuana: cervelli sotto attacco

Roma - Il cervello degli adolescenti risulta essere più a rischio di quello degli adulti che utilizzano la cannabis. A lanciare l'allarme è il Dipartimento politiche antidroga (Dpa) che ha rilevato che, stando a studi scientifici, il consumo di cannabis provoca varie alterazioni nell’attività cerebrale.

Le alterazioni cerebrali Tali alterazioni sono state evidenziate nell’ippocampo e nella corteccia frontale, aree ricche di recettori cannabinoidi che il principio attivo principale della cannabis, il thc, è in grado di attivare. Queste regioni dell’encefalo sono quelle responsabili del cosiddetto decision-making, cioè del funzionamento esecutivo e della memoria Pertanto, è stato evidenziato che il consumo cronico di cannabis può compromettere la memoria di lavoro, quella riferita ad azioni da svolgere nell’immediato, e quella episodica, cioè la memoria riferita ad avvenimenti del passato.

I processi di attenzione Tali evidenze, suggeriscono che il consumo di cannabis compromette i processi di attenzione, sia quella transitoria che sostenuta, con conseguente alterazione delle performance relative a compiti in cui è richiesto l’uso della memoria. Poiché, il cervello conclude la sua maturazione intorno ai 21 anni, gli adolescenti risultano essere più vulnerabili alle conseguenze neuropsicologiche derivanti dal consumo di cannabis rispetto agli adulti.

L'uso di cannabis Gli studi suggeriscono che gli individui che iniziano ad usare cannabis in età precoce, quando il cervello si sta ancora sviluppando, possono essere più vulnerabili a tali deficit neuropsicologici duraturi rispetto ai soggetti che hanno iniziato ad usarla più tardi. Uno ulteriore studio, ha messo in evidenza il funzionamento neuropsicologico dopo un mese di astinenza da marijuana in 65 adolescenti tra i 16 e i 18 anni che sono stati messi a confronto con un gruppo di loro coetanei. Gli adolescenti che avevano fatto uso di marijuana rispetto ai coetanei del gruppo di controllo hanno mostrato una minor velocità psicomotoria, e prestazioni più scarse di attenzione, memoria episodica, pianificazione e sequenziamento delle attività.

La dipendenza da marijuana Quindi anche dopo un mese di astinenza, i ragazzi che hanno usato marijuana manifestano deficit neuropsicologici. Un ulteriore studio eseguito con risonanza magnetica funzionale, evidenzia il Dipartimento Politiche Antidroga, ha mostrato che gli adolescenti utilizzatori di cannabis mostrano grande difficoltà nell’esecuzione di compiti in cui è necessario l’impiego della memoria di lavoro riferita allo spazio geografico come per esempio ricordarsi le indicazioni stradali per raggiungere un determinato luogo mentre si sta raggiungendo. Questo risultato rivela un’alterazione dei percorsi neurali necessari per affrontare il compito richiesto e che testimonia la gravità del danno prodotta dalla cannabis nel cervello degli adolescenti.

Pensiamo, conclude la nota del dpa, quanto possa essere invalidante una reazione di questo tipo per un adolescente impegnato nel delineare a scuola il proprio percorso formativo. Per questo i ragazzi necessitano di una maggiore consapevolezza dei danni provocati dalle droghe.

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