Dalla Cina al Mudec gli scatti "mimetici" del performer Liu Bolin

Si intitola «Visible Invisible» la nuova mostra dell'artista che si camuffa nei suoi paesaggi

Dalla Cina al Mudec gli scatti "mimetici" del performer Liu Bolin

Tutti conoscono Liu Bolin, l'«artista mimetico», tutti hanno visto una sua opera almeno una volta. Forse «vedere» non è il verbo corretto, considerato che la specialità per cui Bolin, cinese, classe 73, è celebre nel mondo (e coccolato dai marchi fashion: ricordate la pubblicità di Moncler?) è proprio l'arte di nascondersi e camuffarsi nel paesaggio. Ora Liu Bolin, aria sorniona di chi sa stare (bene) al mondo, torna a Milano per presentare alcuni suoi lavori, un fortunato mix tra fotografia, pittura e performance, nello spazio Mudec Photo. Visibile Invisibile, a cura di Beatrice Benedetti, con prestiti dalla galleria Box Art di Verona, presenta una cinquantina di fotografie, suddivise in serie. È giusto così: Bolin è un iper-metodico. «Nelle mie opere esiste il background e il mio corpo: la scelta del primo elemento richiede molto tempo, perché determina il resto. Poi serve un modello per la prova del camoufflage e, durante la performance, i miei assistenti mi dipingono», racconta. Lo scatto fotografico che immortala il lavoro finito quindi è solo il feticcio finale, la punta dell'iceberg di un certosino processo che si sofferma anche sulla tavolozza di colori da usare per dipingere il volto e i vestiti. Liu Bolin è perfettamente consapevole di essere un «art brand» che funziona e al designer Fabio Novembre che ieri al Mudec gli chiedeva come viveva il rapporto commerciale con i suoi committenti del mondo della moda ha risposto senza batter ciglio: «Anche se loro sono grandi e io piccolo, credo che abbiano più bisogno loro di me che io di loro». Con un passato da scultore, dal 2005 ha sviluppato il body paiting partendo letteralmente - da casa sua e non senza qualche fastidio da parte del governo cinese: mentre gli operai stavano demolendo il suo studio nel Suojia Arts Camp per costruire un quartiere nuovo di zecca («Qui in Italia avete più rispetto che in Cina per la storia passata»), Liu Bolin si fa immortalare dentro' il paesaggio distrutto. Un atto di sfida e di denuncia, cui seguiranno altri: nasce così la serie Hiding in the city: in mostra ora al Mudec, le opere realizzate in Cina aprono il percorso espositivo che poi si amplia con i lavori in giro per il mondo e sezione per noi più significativa Hiding in Italy, dedicata al nostro Paese, dove Liu Bolin torna spesso e volentieri a lavorare.

Due gli inediti presentati: World Culture, Mudec, uno scatto che è il risultato della performance svolta un mese fa nei depositi del museo e il notevole camoufllage accanto alla Pieta Rondanini del Castello Sforzesco, realizzato quest'anno.

Troviamo poi Bolin «nascosto» tra le guglie del Duomo, in platea e sul palco della Scala e, sempre in Italia, davanti al Colosseo e alla Galleria Borghese. La prossima tappa? «Non ho ancora deciso: l'Italia è ricca di stimoli, è tutta bella». Che diplomatico, Liu Bolin.

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