Il fascino millenario dell'Oriente rinasce in una mostra diffusa

Dieci esposizioni in diverse gallerie della città raccontano l'arte asiatica per i collezionisti

Il fascino millenario dell'Oriente rinasce in una mostra diffusa

Dieci anni di arte asiatica a Milano. Agli inizi non tutti ci hanno creduto, per molti il fascino della creatività del lontano Oriente pareva una moda, ma i fatti hanno dimostrato il contrario.

Con dieci mostre sparse in città in gallerie private, due musei (il Poldi Pezzoli e il Mudec) e novità di questa edizione un evento fuoriporta, a Parabiago, «Milano Asian Art» (fino al 31 maggio) festeggia il decennale confermandosi la manifestazione di riferimento per collezionisti e appassionati di arte orientale. Dovremmo in realtà declinare il termine al plurale: la creatività asiatica è variegata e complessa. Sotto questa etichetta ci sono gli ori dei Maharaja, le porcellane cinesi, le sculture in legno del Giappone e poi tappeti, paraventi, gioielli. Il format della manifestazione prevede mostre ben curate nelle singole gallerie, aperte a tutti, e percorsi di approfondimento nelle istituzioni museali. Cominciamo «sedendoci»: da David Sorgato, negli spazi di via Sant'Orsola, «Regalità» espone suggestive sedute da trono e da meditazione, con tappeti decorativi, provenienti dalla Cina e dal Tibet. Affascinante anche la storia che La Galliavola di via Borgogna racconta nell'esposizione «Il mondo che ho visto»: esposti i pezzi più significativi della collezione di Carla e Roberto Gaggianesi, iniziata nei lontani anni Trenta del Novecento in una Cina molto diversa da quella di oggi. La Grande Muraglia era uno scrigno di storie, e alcuni italiani ebbero l'intuizione di coglierne il valore per primi, anche dal punto di vista artistico.

Al suo debutto a Milano Asian Art, la Galleria Mastromauro di via Soperga sceglie la raffinatezza delle ceramiche giapponesi del periodo Edo-Meiji, un grande classico per i collezionisti del Sol Levante mentre Mirco Cattai la cui galleria in via Manzoni è una sicurezza per i cultori del genere punta sui manufatti pregiati, in terracotta, legno e osso provenienti da Chandraketugarh, un sito archeologico che si trova nel sud del Bengala, e da Shaanxi, antico punto di partenza della mitica via della seta. In mostra, piccole sculture, vasi, mattonelle decorate. La curiosità: molte delle terracotte del Bengala sono decorate con suadenti scene erotiche: la raffinatezza di questo artigianato, fino a pochi anni fa quasi sconosciuto e ora sotto la lente di osservazione di studiosi e archeologi, ha attratto l'attenzione dei collezionisti. «Magie d'Oriente» propone nella bottega d'arte Oro Incenso e Mirra una selezione da mille e una notte' di gioielli provenienti dai luoghi più remoti dell'Asia mentre Renzo Freschi, in via Gesù, espone «Ganesh Sthapana», una selezione di meravigliosi talismani ricamati di origine indiana. Tappa obbligatoria al Poldi Pezzoli (la mostra «Dal netsuke all'okimono», con pezzi della collezione Lanfranchi, presenta oggetti della vita quotidiana dell'antico Giappone) e al Mudec che espone fino al 2 giugno i kokeshi, le tradizionali bamboline di legno della regione del Thoku, nel nord-est del Giappone.

La chicca di questa decima edizione è però l'evento

fuori porta: al Crespi Bonsai Museum di Parabiago, fondato da Luigi Crespi nel '91, sono esposte meravigliose e coloratissime azalee bonsai e altri alberi in miniatura, vera e propria opera d'arte della natura e dell'uomo.

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