Due tablet accesi per video-chiamare gli alunni di due classi diverse che sono rimasti a casa, un telefono collegato a un ragazzo con bisogno educativo speciale, e oltre a questi dispositivi - peraltro personali - appoggiati sul banco, la classe «in presenza» da gestire.
Così ha tenuto lezione, nei giorni scorsi, la maestra di una scuola elementare del Pavese, facendo i salti mortali fra la «dad» e la sua «pluriclasse», una realtà didattica che è tutt'altro che rara nei piccoli Comuni, anche se spesso sfugge all'idea di chi vive a Milano o nei grandi centri.
Un'insegnante coscienziosa e dedita al lavoro, come si capisce, ma sfinita da questa emergenza. «Se ci era sembrato un momento difficile quello della didattica a distanza lo scorso anno - racconta - non avevamo immaginato come avrebbe potuto essere questo. Perché l'anno scorso eravamo tutti a casa, non facevamo un orario completo, era ridotto e si potevano dividere le classi. Qui l'orario è normale, la scuola è aperta, ed è un'altra cosa».
La «pluriclasse», tipica delle scuole elementari dei piccoli centri, prevede che varie classi svolgano insieme alcune materie - alcune ore - e non altre. Così, con due programmi da svolgere contemporaneamente, l'equilibrio è già delicato da gestire in tempi «normali», ma diventa una vera e propria impresa se alcuni ragazzi sono a casa e altri in aula. «Il ci siete ci sono, vi vedo non vi vedo, mi sentite non vi sento più - racconta fra il divertito e l'esausto - Tutto questo, il chiamare, poi uscire e richiamare tutti, tutto questo è molto complicato, anche perché spesso i ragazzi sono soli, ed è vero che padroneggiano bene il mezzo tecnologico ma se si trovano alle prese con un imprevisto, o se la linea fa le bizze, diventa un'enorme perdita di tempo». E una grande fatica: «Venerdì ho dormito tutto il pomeriggio, ero davvero stanchissima».
Anche per le famiglie, si sa, la situazione non è facile, e alcuni genitori sono costretti e conciliare la loro vita lavorativa con questa emergenza incredibile e infinita, fatta - mai come adesso - di tamponi in entrata e in uscita, figli che si positivizzano e si negativizzano in momenti diversi, piccoli e grandi contrattempi, disguidi, e dubbi.
Molto ricade sull'insegnante. La scuola non dà molti mezzi, anzi non ne dà affatto. «Quando il ministro ha detto che va tutto bene - confessa - io fra me e me ho pensato: No, non va tutto bene. In più - racconta la maestra - si deve lavorare di più per coprire la collega che fa il vaccino, quella che non sta bene. Le ore devono saltar fuori, forse saranno pagate chissà, in ogni caso la scuola è aperta e dobbiamo garantire la continuità. Tocca alla responsabile del plesso organizzare le sostituzioni. Tutte le ore che abbiamo vengono usate per le classi, noi non abbiamo ore di potenziamento, nei grandi istituti ci sono più possibilità, qui i margini sono ridotti, e inoltre le insegnanti vengono identificate da tutti con l'istituzione, per cui devono continuamente dare risposte a tutti, anche nel privato».
Tutto ciò, si somma ai problemi che ciascuno riscontra nella sua vita personale in questa fase: «Anche io - racconta - ho fatto i salti mortali in famiglia, e ho fatto i salti mortali per tornare a scuola, non solo perché mi piace il mio lavoro, e farlo bene ma per senso di responsabilità, per non mettere in difficoltà gli altri.
Ci sono momenti di sconforto - ammette - e anche di nervosismo, soprattutto se senti tutto bene. Io capisco che non abbiano voluto chiudere tutto anche per dare un segnale di normalità, ma forse rinviare di 15 giorni sarebbe stato meglio».
- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.