Tra l'Australia di Scott Morrison (il premier liberal in carica dal 2018) e la Cina di Xi Jinping è sorto un caso diplomatico di difficile soluzione. Il più grande partner commerciale del paese oceanico, cioè la Cina, detiene un cittadino di Sua Maestà, di origine cinese, con l'accusa di "spionaggio".
L'uomo, arrestato nella città meridionale di Guangzhou, si chiama Yang Hengjun ed è un attivista democratico. Naturalmente non è l'unico detenuto politico in Cina dove la lista di cittadini stranieri arrestati durante delle visite continua a levitare.
Secondo il governo di Camberra Yang Hengjun è trattenuto a Pechino in "condizioni difficili". Il ministro degli Esteri Marise Payne ha espresso le "serie preoccupazioni" del governo del grande paese oceanico "per le condizioni di salute del dottor Yang e per lo stato in cui è detenuto". "Ci aspettiamo che vengano rispettati gli standard di base di giustizia e correttezza procedurale. Se il dottor Yang viene trattenuto per le sue convinzioni politiche, deve essere rilasciato", ha detto la Payne.
Il ministro degli esteri australiano ha già sollevato ben cinque volte il caso con la sua controparte cinese Wang Yi, sia di persona che tramite lettere. Ma invano. E anche questa volta è arrivata la dura risposta di Pechino a stretto giro di posta. Il portavoce del ministero degli Esteri cinese Geng Shuang ha spiegato che Canberra non dovrebbe "intervenire" nei processi giudiziari cinesi. Per Geng Shuang il sesto paese più esteso del mondo "dovrebbe rispettare seriamente la sovranità giudiziaria cinese e non deve intervenire in nessun caso gestito in Cina".
Yang è trattenuto nell'enorme paese asiatico dallo scorso gennaio, ma venerdì scorso, dopo essere stato trattenuto in sorveglianza residenziale in un luogo designato per diverse settimane, è stato tratto ufficialmente in "detenzione criminale". Yang Hengjun in Australia ha lavorato come scrittore e accademico ma ha la "colpa" di avere prestato servizio nel ministero degli Esteri cinese prima di trasferirsi in Australia.
La vicenda dello scrittore in carcere preoccupa non solo per i rapporti commerciali sino-australiani ma anche per la crescente influenza militare di Pechino nel Pacifico. Se l'Australia è stata tradizionalmente desiderosa di evitare attriti con il suo più grande partner commerciale, le affermazioni di Payne sembrano via via più forti.
Nei giorni scorsi hanno alzato il livello dello scontro anche due fatti diversi.
In primis le parole di Andre Hastie, capo della commissione parlamentare dell’intelligence australiana, che aveva parlato della cecità riguardo al potente vicino, non intravedendo i pericoli che la Cina può rappresentare nel Pacifico, paragonando l'"Impero del Dragone" a ciò che rappresentò per la Francia la Germania nazista o l'Unione Sovietica di Stalin per l'Europa Occidentale. Un secondo fronte di scontro si era aperto dopo la decisione dello Stato federato australiano del Nuovo Galles del Sud che aveva messo al bando le lezioni di mandarino presso le scuole locali.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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