"Giulio Regeni seviziato per giorni prima dell'omicidio in Egitto"

Sul corpo del ricercato cinque lettere tracciate dai torturatori

Un momento del sit-in davanti all'ambasciata egiziana per chiedere la verità sulla morte di Regeni
Un momento del sit-in davanti all'ambasciata egiziana per chiedere la verità sulla morte di Regeni

Ossa rotte, denti spezzati e una serie di lettere tracciate sul corpo dai suoi torturatori. C'è questo nelle 221 pagine di relazione del professor Vittorio Fineschi, con tanto di fotografie a dimostrare come Giulio Regeni non sia stato affatto vittima di un incidente, né sia morto in altre circostanze.

Cinque denti fratturati, le scapole rotte, poi l'omero destro, il posto, dita di mani e piedi e i peroni ridotti in poltiglia. Non solo: cinque segni, tracciati sulla mano, a lato del sopracciglio, sulla regione dorsale e ancora sulla fronte.

Lettere marchiate da un torturatore professionista, non certo da un criminale comune. "Lo hanno usato come una lavagna", ha denunciato la madre.

I medici legali - scrive Repubblica - parlano anche di tagli e bruciature ovunque, dell'ipotesi che sia stato sbattuto ripetutamente a terra o contro un muro e spiegano che alcune lesioni non sono contemporanee agli altri segni sul corpo. Come a dire che le torture sono andate avanti per giorni.

Oggi gli investigatori egiziani dovranno tornare a fare i conti con le fotografie contenute nel rapporto, che puntano il dito contro le autorità del Cairo, forse contro uno dei servizi

interessati a far sparire il ricercatore italiano o estorcergli informazioni.

Vedranno il procuratore Giuseppe Pignatone e il team degli inquirenti italiani. Per provare a far fare un passo in avanti a indagini arenate da tempo.

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