È stato un vero e proprio agguato quello effettuato da un gruppo di uomini mascherati all’indirizzo degli attivisti pro democrazia, in una stazione della metropolitana di Hong Kong al termine di un altro fine settimana caldissimo.
Da una parte i manifestanti vestiti di nero, secondo alcuni oltre 100 mila, per altri addirittura 400 mila, una marea umana che fin dal pomeriggio ha invaso le arterie principali di Hong Kong per protestare contro l’ingerenza della Cina continentale negli affari interni dell’ex colonia britannica; dall’altra le forze dell’ordine, circa 4.000 unità, schierate in assetto antisommossa a difesa degli edifici istituzionali presenti in città.
In mezzo alle due fazioni ne è spuntata una terza, una gang composta da qualche dozzina di persone che ha seminato il panico a Youen, un sobborgo a pochi passi da Shenzen. Qui, in una stazione della metropolitana, mentre gli attivisti anticinesi stavano rientrando a casa, si è materializzato il terzo gruppo, formato da uomini armati di bastoni e oggetti contundenti, in maglietta bianca e con il volto coperto da una mascherina.
Ancora ignote le generalità del gruppo. Una prima ricostruzione fa presupporre che si tratti di manifestanti a favore del governo cinese; tuttavia c’è chi ipotizza che possano essere coinvolti membri legati alle triadi e ad altre organizzazioni criminali cinesi di stampo mafioso.
Un’altra giornata di scontri
Secondo i testimoni, gli uomini vestiti di bianco hanno assalito i passeggeri che indossavano una maglietta nera – simbolo della protesta – e alcuni tra i giornalisti presenti. La polizia non sarebbe intervenuta per placare i disordini, nei quali sono rimaste ferite 45 persone.
Poche ore prima si erano registrati altri scontri a pochi passi dal centro nevralgico di Hong Kong, quando un gruppo di manifestanti ha sfondato un cordone di polizia e lanciato uova all’indirizzo dell’ufficio di collegamento con il governo cinese. A quel punto il corteo pacifico ha smesso di essere tale e la polizia è intervenuta con lacrimogeni e proiettili di gomma.
Carrie Lam, la governatrice locale, ha definito l’azione vandalica contro la sede della rappresentanza di Pechino “una sfida alla sovranità nazionale”; Lam ha poi condannato anche l’assalto avvenuto nella stazione affermando che “la violenza non è la giusta soluzione ai problemi” e che le autorità faranno “le dovute indagini” per rintracciare i responsabili dell’agguato ai manifestanti.
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