Libia, il Pentagono prepara i raid. Ma Renzi chiede altro tempo

Il Pentagono ha messo sul tavolo dello Studio Ovale una serie di opzioni. Nel mirino ci sono una quarantina di target dislocati in quattro aree diverse della Libia. Ma Renzi frena: "La priorità è creare un governo, anche se il tempo non è infinito"

Libia, il Pentagono prepara i raid. Ma Renzi chiede altro tempo

Un piano dettagliato per aggredire la crescente minaccia dello Stato islamico in Libia, insieme agli alleati Italia, Francia e Regno Unito. Il Pentagono lo ha messo sul tavolo dello Studio Ovale presentando a Barack Obama una serie di opzioni a partire da quella che prevede un fuoco di fila di bombardamenti aerei. "L'obiettivo dei possibili raid - spiega il New York Times - sono campi di addestramento, centri di comando, depositi di munizioni e altri siti in cui si raggruppano i militanti dello Stato islamico". Nel mirino ci sono una quarantina di target dislocati in quattro aree diverse del Paese nordafricano.

Messi a punto dall'Africa Command e dal Comando per le operazioni delle forze speciali, i raid dovrebbero aprire la strada per l'intervento a terra di milizie libiche sostenute dall'occidente. A illustrare le diverse opzioni direttamente ai consiglieri per la sicurezza nazionale di Obama è stato, lo scorso 22 febbraio, il segretario alla Difesa Ashton Carter. "Il piano - viene precisato dal Pentagono - non viene considerato 'in modo attivo', almeno fino a che l'Amministrazione spinge l'iniziativa diplomatica per la formazione del governo di unità nazionale". I militari americani sono pronti a effettuare, se loro richiesto, raid limitati, come quello di Sabrata, contro terroristi considerati come una minaccia agli Stati Uniti o a interessi americani. Le nuove opzioni, spiega il New York Times, "non estendono le scelte a disposizione di Obama per i prossimi mesi in cui lui e i suoi consiglieri, insieme con alleati come Gran Bretagna, Francia e Italia, cercheranno di gestire il difficile equilibrio", fra il sostenere il fragile processo politico e non aspettare tanto a lungo da consentire allo Stato islamico di crescere troppo per essere sconfitta in una azione militare "limitata e politicamente accettabile". Ma il dipartimento di Stato ha drizzato le orecchie perché, si spiega, "se tali operazioni non fossero coordinate in modo appropriato, rischierebbero di far saltare i già difficili sforzi diplomatici dell'Onu per il governo unitario". E senior administration official non hanno nascosto la loro sorpresa per la portata delle nuove opzioni. Ancora una volta, l'Amministrazione ha visioni diverse sulle prospettive e gli obiettivi a breve termine.

Solo Matteo Renzi, per il momento, resta a guardare dalla finestra. "La formazione di un governo in Libia è una priorità per i popoli della Libia - ha spiegato il premier dopo il vertice con Francois Hollande a Venezia - nonostante le difficoltà che ancora oggi si sono manifestate, la comunità internazionale farà di tutto perchè il governo possa ottenere la fiducia e iniziare a lavorare il prima possibile a Tripoli. I libici per primi devono sapere che il tempo a loro disposizione non è infinito".

E, commentando gli ultimi sviluppi nel paese africano e i raid condotti dagli Stati Uniti, il premier invita ad avere "una visione di lungo periodo della Libia, che è il punto di approdo di molte tensioni in tutta l'Africa subsahariana".

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