La vera notizia che emerge dal primo turno delle elezioni legislative francesi è sicuramente il boom, con oltre il 25% dei voti a un soffio da Macron, di Jean-Luc Mèlenchon, leader della Nuova unione popolare ecologica e sociale (Nupes). L'ex ministro socialista ha siglato, a maggio, uno storico accordo che riunisce i partiti della sinistra radicale, ambientalisti e socialisti, fra cui Europe Ecologie-Les Vert, il Parti communiste français e il partito socialista. Fra le proposte di questo blocco, l'aumento del salario minimo al netto delle tasse a 1.400 euro mensili, il ritorno alla pensione a 60 anni, il blocco dei prezzi dei beni di prima necessità. Ma c'è un altro aspetto che va considerato: in questa coalizione di sinistra radicale e populista, il mito della "decrescita felice" e dell'eco-socialismo, è più vivo che mai. Un totalitarismo gretino e antiprogresso, più che anticapitalista, che ha origini lontane.
Le origini dell'eco-socialismo e della "decrescita felice"
L'idea di un socialismo ecologico - o ecologia socialista - ha iniziato a svilupparsi solo a partire dagli anni '70, scrive Michael Löwy in Écosocialisme, un riferimento francese sull'argomento. È il frutto di un'aspirazione a far convivere la critica del capitalismo e quella del produttivismo. Declinato da vari pensatori dell'alter-globalismo, da Guy Debord ad André Gorz, passando per Serge Latouche e Jacques Ellul, l'ecosocialismo ha preso il suo nome solo a cavallo degli anni 2000. Va precisato tuttavia che, come spiega Le Monde, il movimento della decrescita di sinistra, nato alla fine degli anni '90, non è più un movimento politico in senso stretto. E ora anche tra gli ambientalisti la parola "decrescita" suscita reazioni contrastanti. Nella retorica ambientalista, dunque, questa terminologia legata alla decrescita è stata perlopiù abbandonata, anche se la sostanza non cambia. Spesso si preferisce la parola "sobrietà", che consente ad ambientalisti radicali e alla sinistra ecologista di rivolgersi a settori la cui attività deve essere ridotta ("sobrietà energetica", "sobrietà digitale"): in buona sostanza "sobrietà" non è altro che è un termine politicamente corretto e accomodante per parlare di decrescita.
Il programma della coalizione di Mèlenchon è, almeno in parte, influenzato da pensatori come Jean-Marc Jancovici, diventato negli ultimi anni uno dei principali portavoce della decrescita in Francia. La sua conferenza "Co2 o Pil", tenuta a Sciences Po Paris nel 2019, ha raggiunto 1,7 milioni di visualizzazioni su Internet. C'è poi il già citato Serge Latouche, il quale osservava su Le Monde Diplomatique nel 2003 che "decrescita non è crescita negativa, espressione contraddittoria e assurda che letteralmente significa avanzare all'indietro". Delphine Batho, ex ministro socialista alleato di Mèlenchon e leader di Génération écologie, non ha paura, a differenza di altri colleghi, di usare la parola "decrescita" per descrivere il suo programma. "Spesso mi viene chiesto se ho paura a usare questa parola. Ma quello che mi spaventa davvero sono le inondazioni mortali a New York o le estati catastroficache che abbiamo conosciuto" assicura a Reporterre.
L'ideologia della decrescita non è affatto morta
Altro che morta, dunque. L'ideologia della decrescita "si sta davvero infiltrando in tutti i programmi politici per plasmare i loro orientamenti", scrive Guillaume Poitrinal nel libro Pour en finir avec l'apocalypse, citato da Giulio Meotti sul Foglio. La France insoumise, infatti, "ha divorato in quindici anni buona parte del Partito socialista e del Partito comunista francese, proponendo di rinunciare a molte cose, per una migliore protezione del pianeta". E se il partito comunista un tempo era a favore della crescita, ora i nuovi partiti che si rifanno alla falce e al martello con una spruzzatina di Greta Thunberg "difendono la decrescita felice". Il partito dei Verdi, ad esempio, "postula che la crescita sia una religione che deve essere abbandonata.
Quindi, rapidamente, dimostriamo che una rottura con la nostra società dei consumi globalizzata è diventata un imperativo". È questa la "nuova" sinistra che spopola in Francia e che molti vorrebbero prendere come modello.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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